De Biasi e Cairo, questione di feeling

De Biasi e Cairo. Cairo e De Biasi. Una sinergia, un’equazione contraddittoria, un rapporto perverso, mutevole, finito e rianimato, marchiato nella Storia del Toro per come è partorito, interrotto e ricominciato. Incontro di stimoli, passioni e intenti. De Biasi e Cairo, due uomini al comando, copertina di una squadra tornata a respirare dopo mesi di oblio, agonia e disperazione. Entravano insieme, quasi a braccetto, durante le conferenze stampa dello scorso campionato. Per tradizione, scaramanzia, un pizzico di sale, pepe e follia, macinando interviste dopo interviste, seduti uno accanto all’altro, snocciolando vittorie in sequenza a cavallo della galoppata alla serie A.

Sembravano amici, colleghi di emozioni, vessillo della restaurazione di un Toro rifondato sulle ceneri del fallimento. Poi l’estate inquieta, un Agosto di smarrimento e la telefonata notturna, lapalissiana, impudente.

Tutto finito. Rapporto burrascoso, incrinato ed esaurito. Le modalità fecero male al tecnico di Sarmede, estirpato del diritto di incassare il premio del vincitore: allenare in serie A, quale onore, indossando quella maglia da Invincibile cucita addosso, sottopelle, mostrata con onore al Centenario suadente, dissipando contrasti, amarezze e rancori verso il Presidente.

Poi un incontro, una telefonata ed un accordo, cancellando il passato e seminando il presente per il bene del Toro, l’amore dei valori, annullando rivalse, egoismi e ripicche, calandosi nel lavoro acre e solerte, restituendo coraggio e fiducia ad un ambiente narcotizzato e cristallizzato dalla paura di non farcela, specchiatosi in una stagione stentata e deludente.

Infine queste ultime due settimane. Riconciliazione. Cene trascorse, ore a parlare, ritorno al passato nei fatti e nei dialoghi. Gli uomini si studiano, ricompattandosi; qualcosa inizia a maturare. Non ancora il connubio della passata stagione, quando si consideravano affini al punto da far dire a Cairo dopo la finale col Mantova: “Mister, come faccio senza di lei per il prossimo mese di vacanza?”. Ma lentamente riaffiorano vecchie consuetudini e dialoghi lasciati a metà.

Cairo ha apprezzato l’onestà intellettuale del tecnico, la sua immediata disponibilità e generosità senza nemmeno un accenno al passato o sentimenti di vendetta. L’approccio con i giocatori e la stampa, la maggiore razionalità durante le interviste e la calma dei forti trasparsa dalle sue dichiarazioni. De Biasi, dal canto suo, ha conosciuto un lato del patron granata che mai avrebbe sospettato potesse accampare: la capacità di tornare sui propri passi, ammettendo gli errori e traendo da quelli gli spunti corretti per non commetterne altri in futuro.

Da qui la saldatura della crepa intercorsa, sfociata ieri sera nella repentina visita che il Presidente ha mosso durante l’incontro del tecnico con i giornalisti. “Ripristiniamo le vecchie abitudini” ha proferito sorridendo il pontefice Urbano, accomodandosi a fianco del mister col sorriso delle migliori occasioni impresso in un volto brillante di soddisfazione. E appaiati lì, vicini e coesi, hanno evocato scene già viste, quando il progetto cairota era in fase di decollo e nessuno osava porlo in discussione, appoggiato da addetti ai lavori, tifosi, sindaco e autorità.

Un periodo di serenità e spiraglio non troppo distante da quello attuale ma che, anche attraverso il secondo mandato di De Biasi, si sta rinverdendo al termine di un inverno tumultuoso e nebuloso, caratterizzato da problematiche differenti e non soltanto legate ai risultati. Il riferimento, ovviamente, va alle schermaglie politiche nella questione stadi ed alla speranza di un’apertura ad una soluzione rapida e consona alle esigenze di tutto l’universo torinese.

Fonte: Federico Freni