Pulici tende la mano a De Biasi
Riascoltare la sua voce a distanza di poco più di un mese, fa sempre un certo effetto. Paolino Pulici è l’emblema dell’uomo sereno, tranquillo, pacato ma risoluto, perennemente coerente al suo stile di uomo tutto d’un pezzo, poco incline a giudizi sugli altri, e con sempre ben focalizzato il punto di arrivo di ogni pensiero, per evitare di confondere realtà e fantasia infilandosi in posizioni scomode e poco gradite.
Il suo arrivo a Torino lunedì prossimo in trasmissione da Carlo Testa (Grp Tv ore 20,00) viene anticipato, così, da questa breve intervista, per capire i pensieri, le sensazioni e gli interrogativi del più grande bomber granata di tutti i tempi.
Domanda: Signor Pulici, lunedì tornerà in una Torino reduce dai fasti olimpici, con ancora gli strascichi di una manifestazione rivitalizzante e carica di energia non solo per la città ma anche per i torinesi. Come si sente a venire sotto la Mole in questo momento?
Risposta: Torino è tornata a vivere quel tipo di esperienza entusiasmante che abbiamo vissuto noi per tanti anni; rinverdirle fa sempre piacere ed è una soddisfazione sia per chi le vive in prima persona, abitando la città, sia per chi le guarda da lontano, magari alla televisione o leggendo i giornali, come me.
Domanda: Parliamo subito di Toro. E’ un momento difficile per la squadra di De Biasi, passata dalla lotta alla promozione diretta agli ultimi posti disponibili per partecipare ai play-off. Secondo lei cos’è successo?
Risposta: Mah…non è semplice dare giudizi dal di fuori, bisognerebbe essere dentro lo spogliatoio. Può darsi che sia un rilassamento del dopo Natale, dovuto anche ad un problema di condizione fisica dei singoli giocatori, dato che non c’è stata una adeguata preparazione atletica.
Domanda: Una parte dei tifosi e alcuni giornali hanno acclamato l’ esonero dell’allenatore. Secondo lei potrebbe essere la giusta soluzione per dare una sveglia alla squadra?
Risposta: Secondo me assolutamente no. Sono stato abituato in carriera ad andare adagio nel cambiare i tecnici, anche perché se si instaura un progetto di lavoro, bisogna garantire il diritto di poterlo sviluppare e metterlo in pratica. Non si può cambiare per il gusto di cambiare. E poi mi chiedo: ma chi si andrebbe a prendere ? E ipotizzando che subentrasse qualcuno, il nuovo allenatore avrebbe la forza e la possibilità di modificare gli aspetti negativi della squadra? La domanda, credo, non riserba una risposta semplice.
Domanda: L’anno scorso, però, il suo ex compagno e amico Zaccarelli riuscì nell’impresa.
Risposta: Renato conosceva l’ambiente, era già in società e poi sostituì Ezio Rossi per tre o quattro partite, non per dodici. Riuscì a dare una scossa ed una carica emotiva elevatissima ma sono due situazioni completamente diverse.
Domanda: Un altro punto dolente dell’attuale momento difficile sono i nuovo acquisti. Cairo ha comprato ben sei giocatori nuovi, di cui cinque provenienti dalla massima serie e a Bologna è stato impiegato da titolare il solo Abbruscato. E’ giusto parlare di campagna di rinforzamento fallimentare?
Risposta: Credo che la società, quando ha deciso di investire sul mercato, di sicuro abbia valutato attentamente il da farsi. Se poi dopo si sono trovate delle persone fuori condizioni o non all’altezza, probabilmente sono state fatte considerazioni sbagliate a priori. Non credo comunque sia facile per De Biasi gestire un gruppo che ha subito così tante modifiche in pochi mesi. Aggiungo ancora: Può darsi che i nuovi arrivati abbiano scombussolato un po’ lo spogliatoio, però non si può dare la colpa a chi arriva per rinforzare la squadra, questo deve essere chiaro.
Domanda: Degli attuali giocatori in rosa, chi incarna meglio lo spirito Toro e c’è un attaccante che le piace più degli altri?
Risposta: Non sono io a poterlo indicare, ma solo la squadra, i compagni e neanche l’allenatore. Individuare dall’esterno un calciatore come portabandiera, caricherebbe di responsabilità un singolo in maniera inopportuna. Non sono le parole ma gli atteggiamenti dentro e fuori dal campo a creare un leader.
L’attaccante che mi piace di più? Per dare un giudizio del genere dovrei vedere la squadra per più partite di fila e in allenamento.
Domanda: Nell’ultimo periodo c’è stato un via vai di terreni di gioco provati, riprovati e rifiutati; alla fine la società ha preferito portare la truppa in ritiro a Coverciano. Ai suoi tempi esisteva il problema del campo di allenamento e, se si, come veniva risolto?
Risposta: Quest’anno è stato particolare, il tempo nefasto non ha lasciato requiem a nessuno, rompendo le scatole un po’ a tutti, non solo al Toro. E’ logico che chi gestisce i campi incriminati non ha la bacchetta magica per trasformarli in meravigliosi tappeti d’erba. Consideriamo però che la partita con i felsinei arrivava in un periodo di grandi agitazioni a Torino, per via delle Olpimpiadi, per cui la scelta del ritiro in Toscana è stata anche dettata dalla ricerca di tranquillità.
A cura di FEDERICO FRENI
Fonte: NESTI Channel