De Biasi: “A Modena mi sento a casa, cerco un progetto che mi permetta di esprimermi al meglio”
Mercoledì 30 agosto – Modena
Ospite alla Festa de L’Unità di Modena Gianni De Biasi ha sfogliato l’album dei ricordi nella città che lo ha visto protagonista della storica scalata dalla C alla A dal 2000 al 2002. Il tecnico di Sarmede ha anche spiegato come e chi può diventare vincente e ha parlato del suo recente passato in Albania e del suo futuro alla ricerca di una nuova panchina.
«I vincenti sono coloro che raggiungono gli obiettivi che si sono prefissati». Con queste parole mister Gianni De Biasi, in virtù della sua trentennale esperienza da allenatore, ha sintetizzato alla folta platea del Pala Conad il proprio modo di intendere il concetto di successo sportivo e quali siano le basi per raggiungerlo, nell’ambito dell’evento “Parliamo di Sport”, organizzato all’interno della Festa de L’Unità di Modena nella serata di mercoledì 30 agosto. A condividere il palco con il tecnico di Sarmede, il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, il vicedirettore di Sky Sport Matteo Marani e il coach di Modena Volley Radostin Stoytchev.
Di vittorie in terra emiliana se ne intende De Biasi, capace di ottenere una promozione in C1 nel 1997-1998 e una Coppa Italia Serie C l’annata successiva con la Spal, rendendosi anche protagonista di buone stagioni tra 1993 al 1996 nella terza serie nazionale al Carpi, ma soprattutto, della scalata, alla guida del Modena, dalla C1 alla A in due anni (dal 2000 al 2002) con annessa salvezza nell’olimpo del calcio nel 2002-2003.
Non a caso, l’ex commissario tecnico dell’Albania è stato tra i più richiesti da parte dei tifosi geminiani per le foto e gli autografi di rito, prima di sfogliare l’album dei ricordi: «A Ferrara ho conquistato ottimi risultati e a Carpi ho fatto cose interessanti, pur non vincendo, non avendo avuto la possibilità di farlo, ma a Modena penso si sia manifestata la summa di tutte le altre realtà, grazie alla una commistione nata fra pubblico, società e squadra, con la consapevolezza che lottando tutti insieme avremmo potuto risalire la china. Porto ancora dentro di me il ricordo della festa del ritorno nella massima serie, dopo il pareggio di Genova, al Parco Novi Sad, tornare qui è come tornare a casa».
Un traguardo frutto del lavoro sul campo, ma anche di quello al di fuori del rettangolo verde: «Abbiamo puntato su elementi sconosciuti ai più, noi li conoscevamo perché erano ragazzi che uscivano da settori giovanili importanti, avevano fatto la gavetta in Serie C. La cosa bella è quando si riesce a mettere insieme 23 giocatori e si inizia a capire che questo mix diventa esplosivo, perché ognuno all’interno del gruppo trova una risorsa per mettere in luce le proprie caratteristiche. Ho sempre cercato di far leva sul fattore umano, cercando di far capire ai singoli quali sono i veri valori per riuscire nella vita, perché il calciatore prima di essere un calciatore è un uomo con dei valori».
Il tutto unito ad un fattore determinante: «La testa. Essa porta a raggiungere vette che neanche si sarebbero potute ipotizzare. Deve essere bravo il mister a indurre i propri ragazzi a far delle cose su cui, per indolenza, per incapacità di concentrarsi, difficilmente andrebbero a insistere».
È questa la ricetta per ottenere un grande risultato secondo De Biasi che in tema di successi non fa distinzioni: «Dobbiamo pensare che i vincenti non sono solo quelli che arrivano primi in campionato, ma lo sono anche coloro che riescono a perseguire gli obiettivi posti dalla società, concordati tra mister e presidente. Ci sono delle categorie come la Serie A in cui diverse formazioni lottano per non retrocedere e se ci riescono hanno vinto. Tuttavia, mi sono accorto nella mia esperienza di allenatore che i presidenti non sanno dare le misure, sanno pretendere tanto e, se magari si parte bene, prospettive che non erano neanche in cantiere diventano prioritarie, si alza subito l’asticella.
Credo invece che bisognerebbe cercare di capire che le cose si possono raggiungere a volte per improvvisazione, a volte perché si è talmente bravi, a volte perché tutte le componenti si sono allineate come i pianeti in un’unica direzione, ma ciò che sta alla base è la voglia di fare, è la cultura nel lavoro e la voglia di essere tutti insieme squadra per arrivare ad un traguardo comune, è la squadra che vince, il singolo aiuterà, ma non sarà mai determinante».
Un discorso quanto mai attuale per la situazione odierna del Modena Calcio, ricaduto nelle sabbie mobili della Serie C: «Credo che una piazza come questa abbia bisogno di essere risvegliata vedendo cose fatte con serietà, perché questa è gente che sa cosa vuol dire spendere una lira, fare sacrifici, nel calcio se non fai le cose fatte bene non vai da nessuna parte. Non servono grandi investimenti, basterebbe delineare una strategia e avere delle idee, andare a trovare giocatori giovani che possano essere funzionali ad un progetto, ma se non si sa dove porre la barra, dove porre il proprio obiettivo, diventa difficile raggiungerlo. Vivo con tristezza la situazione odierna della squadra, perché è sempre difficile per gli addetti ai lavori e i tifosi tornare indietro dopo essere stati all’apice del calcio italiano».
Dalla scalata compiuta a Modena a quella con l’Albania, culminata con lo storico accesso agli Europei francesi 2016 della Nazionale della Terra delle Aquile: «Penso che ci siano delle similitudini tra le due esperienze che ho vissuto sotto la Ghirlandina e nel Paese balcanico, in quanto in entrambe le occasioni ho puntato su giocatori scelti da me che avevano la filosofia comune di mettere le proprie qualità individuali al servizio del gruppo, che serve ad aiutare i singoli ad esprimersi al meglio».
Tornando alla stretta attualità De Biasi ha detto la sua sul big match dello stesso girone dell’Albania tra Spagna e Italia (in programma sabato 2 settembre), in una partita che avrebbe potuto vederlo seduto sulla panchina azzurra, prima che venisse scelto al suo posto Ventura: «Sarà una gara molto difficile per entrambe e può essere importante l’esperienza internazionale di alcuni elementi iberici, anche se la verve di Insigne e la solidità difensiva italiana possono dare fastidio ai padroni di casa».
Dopo la rescissione da lui decisa con la selezione dello Stato con capitale Tirana, l’ex tecnico del Brescia è chiaro su che tipo di nuova avventura cerca: «Una società o una Federazione che abbia un progetto serio e che mi dia la possibilità di essere al centro dello stesso».
De Biasi manda il suo augurio personale al suo successore sulla panchina dell’Albania Christian Panucci, che debutterà contro il Liechtenstein: «Andrò a vedere personalmente la partita e farò un grande tifo per la mia Nazionale, per i miei giocatori (il mister di Sarmede nel 2015 è divenuto cittadino onorario albanese andando anche a votare per le elezioni parlamentari lo scorso giugno ndr) e per Panucci che ha voglia di fare bene».
Nella sua emozionante lettera di commiato alla Terra delle Aquile, l’ex CT non ha chiuso alla possibilità di un ritorno in futuro in Albania: «Mai dire mai, ma ora sono in attesa di una chiamata di una Nazionale che mi dia la possibilità di giocarmi le mie carte per qualificarmi al prossimo Europeo».
Grazie per l’articolo/ intervista Mattia Bannò