De Biasi ai manager: “Arrivate al cuore delle persone”
Chiaro, preciso, sicuro e trascinante. E’ il Gianni De Biasi formato docente quello che ieri pomeriggio ha tenuto un’ora e mezza di “lezione” a studenti un po’ particolari: gli esponenti della rete vendita della Basic Italia, accorsi da tutta la penisola per ascoltare e pendere dalle labbra dell’uomo venuto da lontano (Sarmede) di picchetto sotto la Mole.
“Come costruire un team vincente?” – si chiedono e gli chiedono gli uomini della Kappa all’interno di un fabbricato moderno e accogliente che nasconde e tesorizza l’abbigliamento del futuro.
De Biasi non possiede una palla di cristallo o la risposta facile. Ha però un’esperienza, una carriera ed una storia non così agevoli come potrebbe sembrare, fatta di scelte, sterzate definitive e strade imboccate lasciando i rimpianti sopra la testa di qualcun altro. Il segreto del suo successo, l’aver creduto ardentemente nella forza dei suoi sogni, “perché tutto diventa possibile se ci si crede veramente” è la base da cui partire, iniziando una sorta di parallelismo tra l’azienda-squadra (di cui lui è l’allenatore-manager e che racchiude al suo interno altre 26 imprese – i giocatori) e le aziende di qualunque settore nel mondo del lavoro e, nel caso specifico, dell’abbigliamento.
L’allenatore granata passa in rassegna la sua vita, parte dal singolo “ogni uomo è un’impresa” e snocciola i punti cardine per qualunque attività: obiettivi chiari, gioco ben organizzato e condivisione del lavoro. “Quando ho smesso di giocare a 34 anni, mi sono ritrovato con niente in mano – ha raccontato. Di solito a quell’età le altre persone iniziano a spiccare il volo nel mondo del lavoro mentre io ero fermo al palo. Così mi sono inventato per qualche mese il mestiere di agente di polizze assicurative e, nel frattempo, allenavo una squadretta dilettantistica. Ad un certo punto, però, sono stato messo di fronte ad una scelta e, rischiando, ho mollato tutto per dedicarmi anima e corpo al calcio allenato, di patentino in patentino, non senza sacrifici e difficoltà, fino ad arrivare, dulcis in fundo, in serie A”.
La Motivazione, dunque, come molla principale per affrontare qualunque situazione e raggiungere i propri obiettivi. Questa è la morale De Biasiana: “Quando ci si alza la mattina con un carico di scontentezza sulla schiena, ci si fa del male da soli. Gli stimoli, uniti alla passione ed all’impegno racchiudono quella differenza che fa la differenza e che, osservata dall’esterno, raggiunge il cuore delle persone, incentivandole a dare il massimo sposando la causa comune. Per questo – ha proseguito Gdb – è fondamentale l’uso efficace del linguaggio al fine di coinvolgere i propri giocatori nel progetto comune, nella “mission” che, insieme all’aspetto economico, determina l’impulso propositivo in ognuno di noi”.
Ma quali sono le armi per mantenere alta la concentrazione in un gruppo di lavoro?
“Applicando test per valutare la condivisione delle idee – asserisce il tecnico – come ho realizzato in Spagna mentre sedevo sulla panchina del Levante, chiedendo a tutti i giocatori di scrivere su foglio anonimo la loro formazione ideale”. Ma anche delegando e affidandosi agli altri perché “delegare è sinonimo di fiducia e correlativa responsabilizzazione”. La stessa da utilizzare quando le cose non vanno sempre per il meglio perché alla fine chi va in campo sono i giocatori.
De Biasi, infine, lancia un messaggio sulla gestione dei grandi talenti “che bisogna essere in grado di saper gestire, permettendo a loro di esprimersi liberamente sul campo ma orchestrando, tutt’intorno, una struttura efficace in grado di sostenerli senza generare invidie”. Per questo, prendendo spunto dal campione per antonomasia, Roberto Baggio – “un grande calciatore ma ancor più una grande persona di una semplicità impressionante” – è necessario che gli stessi talenti diano, metaforicamente, “una fetta di polenta al manovale, in modo da assicurare l’ armonia di gruppo”.
Tra gli applausi scroscianti di una platea letteralmente conquistata la chiusura di Gdb richiamando Galileo e manifestando una umiltà di fondo che accompagna l’uomo, nonostante la spavalderia di facciata di superficiale apprezzamento: “Nessuno può insegnare qualcosa ad un altro uomo. Può solo aiutarlo a tirar fuori ciò che ha dentro di sé”.
A cura di Federico Freni