De Biasi: «Al Toro a vita»

Sono felice se Cairo mi allunga il contratto come Della Valle ha fatto con Prandelli»
«I nomi di altri tecnici non mi danno fastidio. Si può varare un bel progetto e puntare a una classifica migliore. Vieri è un giocatore ottimo e importante, certo che mi interessa»

Tutta un’altra musica, tutta un’altra aria, tutto un altro Toro. La vittoria a Roma rivolta il mondo granata come un calzino, esponendo finalmente e ovviamente il lato migliore. Allegria sugli spalti del campo d’allenamento, qualche applauso non solo di circostanza, giocatori in posa tra sorrisi, autografi, foto e pacche sulle spalle, tecnici e dirigenti in versione serenità. Mantenere la concentrazione e la tensione giusta per una serie A ancora da arpionare aritmeticamente è impegno doveroso, non a caso sottolineato a più riprese da De Biasi e Cairo, ma certo si è aperta la settimana della fiducia ritrovata per davvero. E su questo terreno si cammina più leggeri nello spirito, ora, per preparare adeguatamente la sfida che può blindare definitivamente la A: una vittoria sul Livorno spazzerebbe via ogni rischio, persino indipendentemente dai risultati delle altre squadre ancora in bilico.
Clima diverso, dunque, e prospettive improvvisamente dilatate, non più limitate alla pura e semplice lotta per la salvezza. De Biasi si trova così costretto ad allungare gli occhi anche oltre il traguardo, nel nuovo confronto con i cronisti. E tra il serio e il faceto si lancia in una serie di dichiarazioni indubbiamente forti: «Sarei felice di allungare il contratto, anzi starei al Toro addirittura a vita», « Vieri è un giocatore ottimo e importante, certo che mi può interessare », e via dicendo. Dichiarazioni a più riprese arricchite dai siparietti presidenziali, anch’essi seriosi o improntati all’ilarità. Si parte con l’allenatore che chiede ai giocatori «ancora uno sforzo importante nelle prossime due gare». Poi ammorbidisce la replica ai livornesi. «Capisco la loro delusione, devono rivedere i piani, speravano che noi non vincessimo a Roma », invitando subito lo spogliatoio «a non fare calcoli, perché se entriamo in campo per vincere, se giochiamo con saggezza e con accortezza e alla fine vinciamo veramente, la permanenza in A sarebbe sicura. Detto ciò, siccome potrebbe arrivare la salvezza aritmetica anche perdendo se il Catania viene sconfitto e il Chievo non vince, ndr, questo è l’unico caso in cui potrei firmare anticipatamente per un ko». E’ una battuta, comunque: «La giusta tensione deve rimanere immutata, le insidie restano dietro l’angolo, non bisogna alzarci da terra. Nello spogliatoio si respira ora l’ansia da risultato tipica di chi vede il traguardo, ma deve ancora tagliarlo. Bene così, comunque: è fondamentale restare tutti sul pezzo senza distrazioni. In testa dobbiamo avere solo l’obiettivo della salvezza, poi è evidente che anch’io, come tutti i tifosi, speri che il prossimo anno il Torino occupi una posizione di classifica ben migliore, tanto più se saliranno in A formazioni molto importanti ». Una frase, questa, che spalanca inevitabilmente altri scenari, ben oltre il Livorno. Perché le voci su altri allenatori alla finestra si rincorrono da tempo al Toro sono già stati associati in primo luogo Novellino e Mazzarri, perché si può immaginare un De Biasi che non voglia più rivivere l’infausta estate scorsa, perché nella tifoseria c’è pure chi teme che a salvezza incassata De Biasi possa addirittura restituire lui il benservito a Cairo, dopo quello patito a settembre. «Meglio fare chiarezza, ricordando che il mio contratto vale fino al 2008: lungi da me la voglia di andar via. Anzi, sarei felice se a salvezza ottenuta – Cairo facesse quello che Delle Valle ha fatto con Prandelli (prolungamento fino al 2011, ndr). Detto francamente, per me sarebbe una grande gioia. Con la salvezza ci sarebbe la chance di varare un bel programma ancor più lungo». E gli errori societari della scorsa estate? «Gli errori è sempre meglio evitarli, ma gli errori li scopri solo a posteriori», risponde De Biasi con diplomazia. «Io ho avuto un privilegio, quest’anno: ho vissuto e analizzato il mondo granata sia da dentro, cioè dentro a una centrifuga, sia da fuori, dopo l’esonero, quando mi hanno fatto scendere dalla giostra. Per cui adesso valuto tutto e il contrario di tutto con una visione più ampia. Per esempio, io oggi non parlo di pugnalate, ripensando alla mia cacciata: ma dico che Cairo prese quella decisione con l’intenzione più nobile, in cuor suo. Cioè pensando e sperando di fare il bene del Toro, anche se l’aspetto temporale, dal punto di vista strategico, non fu certo il migliore. De Biasi fu scaricato a soli tre giorni dall’inizio del campionato, ndr. Di sicuro da parte mia c’è la più grande disponibilità a restare a vita al Toro». L’allenatore non si presta poi a nessun derby a distanza con la Juventus, né concepisce giustamente, va detto – un paragone con il caso Deschamps:
per tutta una serie di differenze fondamentali, oltre al fatto più marginale «che io sto a Torino da due anni, lui solo da una decina di mesi». Quindi: «Le voci su Novellino e compagnia? Non mi danno nessun fastidio, vivo nel mondo del calcio da sempre, so come funzionano certe cose». E in questo clima quasi idilliaco spariscono anche «i «sassolini» dell’altro giorno. Quelli da togliere a campionato finito: «Per togliermi dei sassolini dovrei prima camminare sulla ghiaia e farmeli entrare nelle scarpe. Ma per ora cammino tranquillamente sull’asfalto».

A cura di
Marco Bonetto
(www.tuttosport.com.)(Pag12)