E la piccola Albania prova a sognare
Francia 2016. Il team guidato dal ct italiano De Biasi ha lavorato per anni ed è riuscito ad amalgamare un gruppo coeso di etnie diverse. Potrebbe ritagliarsi un ruolo da outsider
tempi bui sono andati, non c’è più il rischio che i club albanesi non possano partecipare alle competizioni internazionali per il timore di una fuga all’estero degli atleti. Accadeva nel regime di Enver Hoxha in Albania, che, tra le altre cose, aveva piazzato il calcio albanese in esilio, sino agli inizi degli anni Novanta. Mentre ora la nazionale guidata da Gianni De Biasi è una delle cinque esordienti alla fase finale degli Europei francesi, la prima allargata a 24 partecipanti. E se forse è meno mainstream dell’Islanda, oppure della Slovacchia, gli albanesi potrebbero prendersi i titoli dei quotidiani passando il turno, magari alle spalle della Francia padrone di casa, in concorrenza con la Svizzera – altra nazionale in crescita nell’ultimo decennio – e con la Romania. Un impegno non proibitivo per un gruppo che si è qualificato per la Francia lasciando a piedi Serbia e Danimarca, cedendo il primato solo al Portogallo.
E in caso di balzo agli ottavi di finale per De Biasi, già insignito con laurea honoris causa e con la medaglia dell’Onore della nazione, si prospetterebbe una statua nel centro di Tirana. L’allenatore italiano ha lavorato per anni cercando di amalgamare calciatori di etnie diverse, spesso litigiose tra loro, tra svizzeri naturalizzati, kosovari. Molti, in passato, hanno scelto la nazionalità elvetica (tipo Behrami e Dzemaili, ex Napoli), oppure Shaqiri (suggestione interista durata sei mesi, ora allo Stoke City), oppure il talentino del Manchester United Adrian Januzaj, che ha indossato già cinque volte la casacca del Belgio.
Ma De Biasi in cinque anni è riuscito a creare un gruppo forte, un buon collettivo, soprattutto una squadra dalla fase difensiva quasi perfetta, con porta imbattuta in quattro delle otto partite al girone di qualificazione da 14 punti in otto partite. Partendo da Hysaj, terzino destro nel Napoli di Maurizio Sarri, forse il laterale migliore della Serie A nella stagione appena conclusa, 22 anni e poche partite per la consacrazione a livello internazionale. Ma c’è Italia anche in porta, con Berisha, talento ma anche tanti errori in un paio di stagioni alla Lazio.
E sempre alla Lazio è stato idolo della tifoseria Cana, lento ma grosso, duro, uno dei leader tecnici ed emotivi del gruppo. Mentre una dei difensori rivelazione del torneo potrebbe essere Dijmsiti dell’Atalanta. Mentre in mezzo al campo l’autorità è Taulant Xhaka, mezzala di passo e personalità, fratello maggiore di Granit che in questi giorni si è preso le copertine perché secondo acquisto più costoso di sempre per l’Arsenal di Arsene Wenger, oltre 30 milioni di euro spediti dai Gunners al Borussia Moenchengladbach.
Insomma, sino alla trequarti la nazionale di De Biasi appare in grado di essere competitiva con le avversarie, mentre le lacune si registrano in avanti, poca qualità, nessun attaccante da top club europeo. E nelle competizioni da 15-20 giorni serve il terminale offensivo da quattro-cinque reti per superare il turno. E per far sognare, ancora, la piccola Albania.