Granata belli e generosi ma poco incisivi
l cuore Toro è tornato, ma De Biasi l’aveva detto chiaro: non voglio elogi, voglio punti. Il problema è che li voleva anche l’Inter, e li ha ottenuti con un certo cinismo, che spesso è più forte del cuore: ora la Roma è sei punti indietro.
NON SOLO GRINTA – Il Toro schierato da De Biasi non è solo una squadra con la grinta innescata dalla fame di punti. C’è di più: ci sono velocità, giocate di fino che partono dai piedi di un Rosina ritrovato comne trequartista e folate sulle fasce, soprattutto a destra dove impreversa un vivacissimo Motta. Le occasioni non tardano ad arrivare: sfiorano più volte il palo Stellone e Rosina, anche da fuori, fino all’occasione d’oro di Di Loreto, che di testa mette fuori di un soffio con Dellafiore che per poco non riesce a correggere la traiettoria. C’è però un tallone d’Achille in questo nuovo Toro, cioè una difesa pasticciona in tutte le sue componenti: a partire dal portiere Fontana, protagonista di una grottesca uscita fuori area che per poco non regala un gol a Maicon, e arrivando ai vari malintesi tra i difensori. Su uno di questi un’Inter poco brillante va in gol: c’è un angolo di Balotelli, i granata sembrano ingabbiati da una sorta di “vado io, no vai tu”, sbuca Cruz ccome nel burro e devia di testa in rete. I granata sbandano, pasticciano ancora rischiando anche di subire il secondo gol, ma poi si ritrovano e riprendono a macinare gioco soprattutto sulla fascia destra, dominata dall’asse Motta-Diana. Mancini si iritrova così costretto a togliere Balotelli in favore di Cesar e a provare a imbrigliare gli avversari con un prudente 4-4-1-1, dove Cruz resta unica punta con Stankovic a sostegno: e la mossa gli consente di andare al riposo in vantaggio.
LA RIPRESA – Si ricomincia con lo stesso copione, e col Toro che dimostra di averne ancora, sul piano atletico come su quello della lucidità. Così Mancini, complice una botta presa da Cambiasso, modifica ancora l’assetto tattico della sua squadra: dentro Suazo a riportare l’Inter alle due punte in un 4-4-2. A sua volta, a quel punto, raddoppia le punte anche De Biasi, inserendo Ventola a costo di rinunciare all’ottimo Motta, forse affaticato. Le occasioni vere, però, si fanno desiderare: il Toro manovra generosamente ma in modo prevedibile, con cross su cui ha sempre la meglio la difesa interista, delle cui respinte i tiratori granata provano ad apoprofittare. Dall’altra parte è Suazo a cercare di approfittare dei varchi che si aprono, ma solo per alleggerire la pressione. Si arriva così a un finale in cui De Biasi tenta il tutto per tutto inserendo Bjelanovic: il Toro è bello e generoso, ma bisogna metterla dentro e lui non lo fa. L’Inter l’ha fatto una volta, e le baste per involarsi verso lo scudetto.
Fonte: Gazzetta.it