Il tecnico gode:
Altro che bifronte, il Gianni (De Biasi) granata. Il sergente di ferro visto in allenamento di cui raccontavamo pochi giorni fa s’è confermato tale – a tratti – in partita (basti pensare alle tre mazzate che ha tirato contro il plexiglas della panchina, quando nei minuti finali i suoi hanno perso palla malamente), ma ha offerto altre variegate e gustose facce.
De Biasi è anche quello che prova a placare la Maratona non appena sta per intonare cori contro Paparesta: è evidente il cenno “no” con la mano (anche se nella ripresa qualche coro all’indirizzo dell’arbitro fioccherà ugualmente dalla Primavera).
E’ quello che si avvicina alla telecamera a fine partita e dice « ti amo » , rivolgendo ancora una volta un pensiero a chi, i suoi famigliari, sono sempre con lui pur stando a 5-600 chilometri di distanza.
E’ quello che nonostante lo stress accumulato in partita, le interviste, le conferenze stampa trova ancora il tempo per concedersi amabilmente ai tifosi che lo attendono fuori dagli spogliatoi. Noi, ad esempio, lo incontriamo mentre chiacchiera e si fa fotografare insieme con Andrea.
Una volta salutato con affetto il giovane amico, conosciuto a Sappada, il tecnico ci offre la sua disamina della partita: «Un primo tempo equilibrato, in cui siamo stati attenti a gestire le ripartenze del Catania. Nella ripresa, invece, siamo cresciuti e abbiamo creato diverse azioni pericolose, siamo passati in vantaggio, poi abbiamo gestito. Ma la cosa più importante, è che la squadra ha dato quelle risposte che io, che tutti ci aspettavamo: ho visto un gruppo compatto, in cui tutti si aiutavano a vicenda. Rispetto alla sfida vinta contro il Cagliari, inoltre, abbiamo difeso con più intelligenza, provando a fare possesso palla. Se la butti via a casaccio, del resto, quella torna indietro… Mi ero raccomandato tanto, in settimana».
E le sue raccomandazioni sono state seguite alla lettera. Pure quelle arrivate strada facendo, a partita in corso a seguito di variazioni tattiche impreviste ed in taluni casi incomprensibili per alcuni tifosi ( che hanno borbottato all’uscita di Muzzi e Abbruscato).
«Muzzi ha fatto molto bene, ha sfiorato il gol ma non ha ancora autonomia di 90’. Pure Abbruscato ha fatto bene e credo sia sulla strada buona per trovare la rete e fiducia in se stesso, togliendo lui però ho voluto modificare l’assetto tattico per provare a pungere di più. Siamo infatti passati al 4-3-3. Una soluzione non provata in settimana, ma i giocatori sono stati bravissimi ad adeguarsi alle nuove direttive. Gli esterni Lazetic
e Rosina in particolare: sapete, di solito nel 4-4-2 le ali sono ex centrocampisti, nel nostro caso si tratta di ex attaccanti…».
Su Rosina, in particolare, si accoda al parere espresso da Urbano Cairo: « Alessandro già veste l’azzurro dell’Under 21, potrebbe anche fare il grande salto… Certamente Donadoni terrà presente ciò che dirà il campionato». E come il presidente, però, tende anche a sottolineare un aspetto fondamentale: «Vediamo di stare con i piedi per terra, perché di partite ne mancano ancora 11. Il vantaggio sul terz’ultimo posto comincia ad essere consistente, ma dobbiamo fare in modo di non gettarlo via malamente. A Messina serviranno la stessa grinta, la stessa concentrazione, la stessa voglia di non deludere ».
Fonte: Tuttosport