De Biasi a cuore aperto

Gianni De Biasi è un uomo tutto d’un pezzo. Lo vedi quando cammina nell’atrio della conferenza stampa, risponde al telefono, rischiara la voce dinanzi ad un qualsiasi microfono. Petto all’infuori, mascella da duro, cordiale e sbrigativo a seconda della situazione, lavoratore instancabile e attento osservatore dei comportamenti umani, spesso nasconde con lo sguardo interlocutorio e quegli occhi fessurati, ciò che il cuore, generoso e passionale, detta alla mente, sincera e razionale, alla quale sovente chiede e ottiene rifugio, nascondendo così, per eccessivo pudore, le proprie emozioni, sinonimi di fragilità e profonda sensibilità.

Ed è per questo che diventa piacevole formare un “collages” delle sue dichiarazioni emotive, affrontando discorsi magari anche legati al mondo del calcio, ma in una maniera diversa dai soliti rituali di ogni giorno, abbandonando per un attimo, moduli, schemi e avversari, e lasciando spazio al De Biasi pensiero, pungolato e interrogato su argomenti di intensa umanità:

DE BIASI E IL 4 MAGGIO:

Le Sensazioni

“E’ stato importante aver toccato con mano cosa significa Superga, aver visto tutti quei bimbi calcare il prato del Filadelfia. Non era solo un fatto coreografico, ma un segno importante per guardare al futuro. E poi, personalmente, mi ha fatto piacere vedere tutti quegli ex giocatori, tra cui Agroppi che non incontravo da tanto tempo. Un peccato solo non aver potuto parlare con Pulici a Superga”.

Momenti Emozionanti

“Quando, durante la rievocazione, ho sentito la voce di Sandro Ciotti che parlava con una delle mogli dei calciatori periti, dopo la tragedia, l’emozione mi ha preso moltissimo”.

La Maglia

“Io prima non conoscevo il mondo Toro, ma viverlo è diverso che farselo raccontare. Ti rendi conto che sei partecipe di qualcosa di grandissimo. Non è retorica parlare di cuore granata, per questo chi ha giocato con questa maglia si rende conto di aver vissuto in un luogo diverso: qui si mescolano amore, ricordo, passione per i colori. Per me, il fatto di “Esserci” è già importante”.

La Piazza

“Penso che non abbia prezzo allenare in una piazza gloriosa come questa. Vivere il Toro è un’esperienza introvabile in qualsiasi altra società”.

La Filosofia

Il Toro è una filosofia di vita diversa, che va oltre il calcio”.

Il Filadelfia

“Ci sono stato la prima volta l’anno scorso ai Santi, alle 8 e un quarto della mattina. Poi alle 10 sono salito a Superga per la messa. Che sensazioni? Vedere che nel luogo in cui sono state scritte le pagine più belle della storia del Toro c’è questo senso di abbandono, mette tristezza”.

I precedenti contro i granata

“Non ho mai giocato nel Filadelfia. Mai. Neanche quando ero nelle giovanili. E con la prima squadra ho affrontato solo una volta il Toro: era il febbraio 1978, Pescara-Torino 2-1. Beh, il risultato quasi non volevo ricordarlo… “.

DE BIASI e il suo LAVORO:

Il Ripescaggio

“Essere ripescati nella massima serie? Sono un tipo orgoglioso, vorrei guadagnarmi la serie A sul campo. In ogni caso se accadesse sarebbe solo la restituzione di quanto tolto l’anno scorso, ma non voglio nemmeno pensarci”.

La vittoria più significativa

“Non c’è una vittoria più bella dell’altra. Quando si vince è tutto bello. Ricordo però come vittoria particolare quella sul Brescello, col Modena. Era il 97’ e sembrava una partita stregata. Riuscimmo a vincere, lanciandoci verso la promozione in serie B”.

La Paura

“Dobbiamo aver paura solo di noi stessi. Vale per la gara con l’Avellino e per tutte le altre. Se andiamo in campo con la testa giusta, sarà dura per chiunque”.

L’umiltà

“L’umiltà e la consapevolezza, se utilizzate nella giusta misura, sono fondamentali. Sappiamo che possiamo farcela, ma non dobbiamo farci illusioni”.

Il Coraggio

“Un mese fa dissi che era meglio concentrarci sulla singola partita, e lo ribadisco. A volte non riuscire a raggiungere un obiettivo che tutti aspettano con ansia può demoralizzare. Quindi, piedi per terra. Non lo dico perché mi manca il coraggio, di quello ne ho eccome, inoltre so leggere tra le pieghe della mente umana. E pensare che quando dissi queste cose qualcuno mi aveva “richiamato” in prima pagina”.

Il 04/09/2005, alla prima intervista da granata…

“Sono felice di essere qui e spero di rimanerci anche a fine campionato. Dopo aver accarezzato l’idea di allenare l’Udinese in Champions League, sono pronto a buttarmi con orgoglio in un’altra bellissima avventura in serie B. Ho ricevuto offerte anche più allettanti e mi voglio scusare pubblicamente con altri presidenti, ma non potevo rifiutare il Toro. Questa è una società con un blasone tale ed una storia gloriosa alle spalle che non potevo dire di no. Oltretutto l’entusiasmo del Presidente Cairo mi ha contagiato e ci siamo trovati subito in sintonia”.

“Oggi, con l’organico che abbiamo, il nostro obiettivo è rimanere in serie B. Non sarebbe realistico parlare d’altro, nonostante abbia trovato un gruppo di ragazzi molto determinati. Per la serie A ci stiamo attrezzando. Entro questa sera arriveranno due o tre giocatori: uno è Orfei, difensore centrale, svincolato, che ho avuto un anno a Modena con me, l’altro è Fantini. Per quanto riguarda il terzo voglio aspettare finché non sono sicuro”.

“Ovviamente il nostro non si può nemmeno chiamare ‘mercato di riparazione’, perché tutte le squadre sono già a posto. Abbiamo solo una settimana e ci sono grosse difficoltà. In parole povere: quando vai a chiedere un giocatore è dura. Comunque sia, la società ha obiettivi ben chiari e poi a gennaio aggiungeremo certamente qualche altro tassello. Se così non fosse, vuol dire che stiamo andando bene”.

Continua presto…

A cura di
Federico Freni