De Biasi, lezione di tattica

Messina-Torino non è stata soltanto una gara scaccia-crisi, fonte di liberazione dalla paura impellente di ritrovarsi a lottare per non retrocedere. E non ha poggiato le basi unicamente su quelle caratteristiche che i tifosi granata esigono ad ogni partita e cioè l’ardore, la determinazione, il cuore.

No, stavolta c’è stato di più. La squadra di De Biasi ha prodotto un’inaspettata intelligenza tattica, stravincendo il confronto con le opposte elucubrazioni degli avversari. Un successo schiacciante che mai come in questo caso si è potuto ravvisare nitidamente dalla tribuna, senza dover rivisitare il match davanti al televisore.

De Biasi, famoso sotto la Mole per le proverbiali capacità di motivatore, stavolta ha esibito quella sagacia tattica, puntigliosa e maniacale, degna dei colleghi “stregoni” più blasonati, tale da mandare al tappeto un allenatore esperto come Cavasin per ko tecnico.

Una dote questa, che molti a Torino non attribuivano a “Gdb”, scottati a loro modo dalle prestazioni talvolta apatiche dei granata nel campionato passato o addirittura rivangando l’esperienza negativa che l’allenatore di Sarmede attraversò durante la seconda e travagliata stagione al Brescia, alle prese con una rosa assai povera di elementi degni di eccellere nella massima categoria. Convinzioni errate, a nostro avviso, specie se maturate lo scorso anno. Perché dare spettacolo nella attuale serie B italiana, offrendo dimostrazioni convincenti, non riesce nemmeno con una certa regolarità a squadroni imbottiti di campioni come il Napoli e la Juventus di quest’anno. Figurarsi per una compagine composta miracolosamente in quattro e quattr’otto nel giro di una settimana dal patriarca Urbano Cairo. Senza dimenticare, inoltre, come De Biasi riusciva a far giocare il Modena alcuni anni fa, misto di corsa, raddoppi sulle fasce, calcio offensivo e pressing altissimo.

Ora, analizzando la partita in pillole, dobbiamo soffermarci su alcuni atteggiamenti fondamentali ai fini del risultato e definiti a tavolino in sede di preparazione alla sfida:

IL LAVORO DI LAZETIC: Il serbo ha annientato, in coppia con Balestri, gli incursori avversari sulla fascia di competenza, annullando un cliente tutt’altro che semplice da gestire come Alvarez. L’honduregno, infatti, costituiva una seria minaccia agli occhi degli intenditori, spauracchio al pari di Riganò in quanto deputato ad essere il principale fornitore di assist proprio per il bomber di Lipari. Minaccia sventata dall’enorme mole di lavoro sviluppata da Lazetic, mai come domenica abile a prodigarsi in recuperi efficienti e falli tattici intelligenti.

SINCRONISMI ROSINA-MUZZI: Lo stesso atteggiamento è stato perpetrato sulla corsia mancina granata, là dove pascolavano Parisi, Masiello e poi Iliev, affrontati da Comotto e Rosina. Proprio Rosinaldo, in fase di non possesso, è diventato utilissimo nell’indietreggiare fino alla propria area di rigore, mordendo le caviglie dei siciliani, così come lo è stato Muzzi qualora il folletto numero dieci si trovava fuori posizione. Ammirare l’ex bomber laziale dannarsi l’anima a 36 anni, rincorrendo qualunque messinese gli capitasse a tiro, ha rievocato vecchi atteggiamenti da “fino all’ultima goccia di sudore” cari alla tradizione granata.

IL MOVIMENTO DI ABBRUSCATO: Asfissiante per Candela e compagni. L’ex aretino non ha mai dato punti di riferimento, svariando su tutto il fronte dell’attacco per poi fungere da boa centrale quando i compagni necessitavano di alzare il baricentro della squadra per respirare. Un risveglio, quello di “Bruschetta”, determinato dall’ efficacia che il suo contributo ha fornito alla manovra.

BARONE “ALLA PERROTTA”: Una chicca De Biasiana. Utilizzare il Campione del Mondo quasi nella stessa posizione occupata da Muzzi, ha dotato di maggior spessore il centrocampo e consentito quella imprevedibilità negli inserimenti che Barone aveva mostrato di saper interpretare a Parma e poi a Palermo. Un Barone alla Perrotta mai visto quest’anno che ne conferma le doti da incursore e non da regista-interditore che gli propinava Zaccheroni. Un’idea che, ne siamo sicuri, “Gdb” riproporrà in futuro, auspicando in una conferma delle ottime sensazioni destate in terra sicula.

CAMBIO STELLONE PER ROSINA: Al 38’st Rosina, leggermente acciaccato, ha chiesto il cambio. Col doppio vantaggio si presumeva che De Biasi impiegasse un giocatore di rottura al posto del campioncino calabrese. E invece no: Roberto Stellone, a far coppia con Abbruscato leggermente più arretrato. Risultato: terzo gol e chapeau al mister “Faccia da Toro”.

A cura di Federico Freni

Fonte: Nesti Channel