«Toro in A: il mio scudetto»

De Biasi: «A Superga in bici per la promozione, poi penserò al voto-salvezza»
«La salvezza è nelle nostre mani: un lusso non dipendere da nessuno. La Samp ha più punti di noi, con l’Atalanta cercheremo la vittoria senza smarrire gli equilibri, come contro il Catania. Non è ancora una partita decisiva, però può darci grande serenità»

Gianni De Biasi, la Pasqua ha lenito la sua rabbia per la sconfitta con la Sampdoria? A Genova era una furia…
« Certo, è stata una Pasqua serena. Sapete com’è, dopo le partite. La tensione, il fatto di aver preparato, quasi visto nella propria testa, un certo tipo di prestazione e poi assistere a tutt’altra sono cose che alzano l’incavolatura, a caldo. Però poi le situazioni si analizzano con maggior raziocinio, e devo dire che non tutto a Marassi era da buttare via » .

Vabbè, questa è buona… Ma la rimandiamo a dopo. Ora cominciamo da una certezza: lei ha sempre ragione!
« Dai, non cominciamo che poi mi fate passare per un pazzo pieno di sé. E non lo sono, il mio tasso di presunzione è pari alla maggior parte di colleghi: altrimenti mica facevamo gli allenatori… » .

Dunque non teme di passare come un piccolo Napoleone?
« No. Il sostenere di avere sempre ragione era un paradosso per sottolineare come quanto avevo detto alla vigilia non fossero le solite parole formali. Il campionato di serie A non si chiude in anticipo, per una squadra qual è il Torino, malgrado qualcuno lo pensasse. E sarei stato ben felice d’essere smentito. Il nostro cammino, da quando ci sono io, è stato straordinario, visti i presupposti; però per fare i punti che ci servono abbiamo una solo strada: le prestazioni di squadra. E gli incidenti, come è successo contro la Samp, possono capitarci » .

Dunque ha ridimensionato di molto la lettura della sconfitta.
« E’ un incidente di percorso » .

Definizione che va sempre bene e non impegna.
« Sarà, però è quella giusta ».

Scusi: Torino-Palermo, una buona prova; sei giorni dopo, a Marassi, l’opposto. Che è accaduto in mezzo?
« Nulla: vede che è un incidente di percorso? In settimana la partita è stata preparata bene, con la dovuta attenzione » .

Nessun rilassamento?
« No » .

Eppure lei se l’è presa persino con chi ha parlato di Intertoto, ergo si desume che lei imputi il passo falso a distrazioni, illusioni e relativo abbassamento del livello di guardia.
« Io ho detto che non ha senso parlare di null’altro che non sia la salvezza. Il Toro deve affrontare le partite una alla volta, portando a casa prima possibile i punti per restare in serie A. Solo dopo, dopo che saremo salvi, potremo fare altri progetti, immaginare eventuali nuovi obiettivi » .

Lei si arrabbia, ma glielo diciamo lo stesso: contro la Samp, il Toro sembrava quello dell’ultimo Zaccheroni: rassegnato, confuso, spento.
« No. I ragazzi hanno lottato, pur non riuscendo a recuperare. Agonisticamente si sono battuti fino all’ultimo, lo dimostrano qualche fallo di troppo alla fine, l’espulsione di Muzzi, la rabbia contro l’arbitro per alcune decisioni. Succede di voler dare, fare, vincere, e però girare a vuoto, con la conseguenza di non trovare quanto cerchi con massimo impegno » .

Come se lo spiega, allora?
« Che è stata la prima volta, da quando ci sono io, che siamo andati sotto nel risultato. Questo ha creato ansia, ha minato la serenità. Difatti nel primo quarto d’ora il Torino stava tenendo bene il campo e sembrava più convinto dell’avversario. Poi quel gol ha cambiato tutto » .

Sì, ma avevate tutta la partita davanti per recuperare.
« E invece non ci siamo riusciti, e in queste situazioni più passano i minuti più l’ansia cresce e annebbia le idee. Ripeto, un incidente di percorso » .

Ancora…
« Allora, ricordiamo che l’incontro è stato assolutamente equilibrato, pur se non bellissimo, certo. Noi non siamo stati bravi a trovare spazi, che per altro la Samp non ci ha concesso. In queste partite andare in vantaggio è spesso decisivo, come abbiamo dimostrato proprio noi contro Cagliari, Catania, Messina » .

Il Toro è una squadra mentalmente instabile, inaffidabile?
« No, è una squadra che sa sempre quel che vuole e che sempre prova a ottenerlo, anche quando non ci riesce » .

Oggi, alla ripresa, farà tuoni e fulmini nell’analisi del ko, oppure meglio dimenticare Genova e voltare subito pagina?
« Dirò che non possiamo mai andarcene via lisci, e lo sapevamo, che ogni punto va sofferto e conquistato, che gli incidenti, gli errori si fanno, che domenica c’è l’occasione per rifarci. Abbiamo perso contro una squadra che ha più punti di noi e che viene da molto distante, mentre noi siamo partiti praticamente quest’anno. Ma ribadirò e ribadisco la nostro più grossa conquista: siamo padroni del nostro destino, abbiamo il prezioso lusso di non dipendere da nessuno. Il nostro successo, la salvezza del Toro è tutta, completamente nelle nostre mani » .

Da occhio esterno, il suo Toro non è soltanto Rosina dipendente ma pure Brevi dipendente. Il vecchio e il bambino han preso per mano il Toro…
« Brevi, come Rosina, ha fatto prestazioni molto molto buone. Ma dire che il Toro è dipendente da loro no. Nel caso di sabato, ovvero dell’assenza di Brevi, sarebbe dare la croce addosso a chi l’ha sostituito ( Cioffi, ndr) sostenere che abbiamo perso per lui, e questo non è giusto oltre che non vero » .

Rosina ha dato troppo e ora è spremuto e ne paga le conseguenze?
« Nella scorsa settimana, Alessandro praticamente non si è mai allenato con noi, sempre a parte. Aveva preso due colpi, uno per piede, e faticava persino a camminare. Ha sofferto, stretto i denti, ma non è che in partita uno possa mettere il cartello: “ prego, non colpire qui che ho male…”. Rosina è stato condizionato dalle non perfette condizioni fisiche » .

Nessun timore che abbia sparato tutte le cartucce?
« Ha vent’anni, cribbio! E’ pieno di energia e di forza. Se temete che sia in riserva, tranquilli che ne ha ancora da vendere » .

Il suo Toro, come il precedente, ha chiaro il problema del gol: se non è irrisolvibile, come lo si risolve?
« E’ un problema che non esiste. Conta l’equilibrio e la mentalità. Abbiamo trovato il primo e cambiato la seconda, questo importa: il Toro non si sbilancia, ma cerca sempre di fare la partita, non di subirla » .

Domenica arriva l’Atalanta, una partita chiave: se si vince, la salvezza è praticamente in archivio.
« Calma, la solita fretta di correre. E’ ancora lunga, la strada. Con l’Atalanta è decisiva nel senso che è una delle partite del “ nostro” campionato, quelle che possiamo giocarci fino in fondo: se vincessimo ci aspetterebbe un futuro più sereno. Un passo importante, non decisivo ».

Una partita nella quale serve intelligenza, giusto?
« Quella usata contro il Catania, la ricerca del successo senza perdere di vista gli equilibri, senza voler strafare » .

Come ha fatto la Sampdoria con voi.
« Per una volta sono costretto a concordare » .

E intelligente dev’essere pure il pubblico, giusto?
« Il nostro lo è, sa sempre fare la sua parte, che per noi è fondamentale, nel modo migliore » .

Cosa vale la salvezza per il Toro?
« Tutto. E’ come vincere il campionato, specialmente alla luce di quanto accaduto durante la stagione, le difficoltà incontrate. Uno strepitoso e meritato traguardo » .

Ce l’ha una sorta di voto in caso di coronamento dell’obiettivo?
« No, non ci ho ancora pensato, tuttavia non è escluso che lo faccia. Intanto mi sto attrezzando per portare a Torino la mia bicicletta e, nelle prossime settimane, salire a Superga per tenere fede al voto di un anno fa, quello della promozione » .

Ma se De Biasi salva il Toro potrebbe anche salutare da supervincitore e cercare nuove avventure?
« Direi di no. La mia volontà è di restare in granata, se anche la società la penserà così ».

Fonte: Tuttosport