Caro Gianni

Qual è la prima regola che deve seguire chi vuole, con una lettera, stimolare l’altrui curiosità? L’inizio, le prime parole, devono creare subito interesse, non esser mai scontate. E quindi, con il classico “Caro…” non si dovrebbe mai iniziare.

Ma con te, Gianni, non si può fare altro che seguire quello che dice il cuore, quello che dice la mente, quello che dicono i fatti, schiettamente, senza costruzioni o falsi atteggiamenti. Chissà perché il tuo ritorno tutti ce lo aspettavamo, forse in fondo non te ne sei mai andato, mai, nonostante le pensate di chi alla fine, cercando sempre di fare il meglio magari ha perso di vista una delle cose più importanti per questa squadra e cioè che, a parte i soldi, la voglia, l’impegno, l’immagine e tutto il resto, qui ci vogliono persone con un cuore grosso così, innamorate di questa maglia, persone che siano disposte magari a trascurare anche un po’ loro stesse per cercare di dare il massimo a quell’idea meravigliosa che è il nostro Toro. Un’idea, una filosofia di vita, un sorriso a tinte forti, un’esperienza che unisce, per chi la sa vivere, cuore, piede e cervello, facendoli esplodere in un urlo di gioia così grande da non poter essere spiegato per intero.

Quante cose vengono in mente. Ti abbiamo visto per la prima volta ad Asti tanto tempo fa quando, in una calda domenica mattina di settembre, cercavi di mettere insieme un gruppo così eterogeneo da non credere: ma eri felice, sorridevi, avevi davvero in te qualcosa già di Toro. Poi in campo contro l’Albinoleffe, per la prima partita, quando quei ragazzi si stringevano tra loro, non sapendo più dove guardare, eravamo in trentamila ma sembravamo un milione, tutto stava ricominciando, e tu li hai presi per mano, dandogli coraggio e forza, per iniziare quella piccola grande impresa.

Mi ricordo anche delle tue braccia alzate dopo il fischio finale con il Mantova, quando ognuno di noi ha ricominciato a pensare che forse davvero lassù qualcuno ci ama. E mi ricordo del tuo arrivo alla cena per Ardito lo scorso anno, più o meno in questo periodo, quando sei stato tanto tempo a scherzare ed a giocare con i bambini, tutti loro erano intorno a te, e questo la dice lunga, i piccoli sanno dove devono stare.

E sempre quella sera, dopo che avevamo bevuto alcuni bicchieri del colore della nostra maglia, mio figlio si fece firmare da te una bandiera del Toro, bandiera che tiene ancora vicino al letto, e mi disse “secondo me De Biasi è proprio un bravo allenatore” e, ripeto, i bimbi sanno quello che dicono. Poi la fine della stagione e l’incomprensibile sostituzione con Novellino che, comunque, ritengo un bravo allenatore, ma che forse non ha saputo porsi nel modo giusto con i giocatori. I giocatori, gli “Dei in terra” di un mondo che li osanna già solo perché esistono e questo succede quasi dappertutto, ma non da noi. Qui le cose stanno diversamente, qui siamo al Toro, e solo per il rispetto dovuto a questa maglia ci si deve spaccare in quattro, anzi, in otto, senza star tanto a far tattiche, pretattiche, senza chiudersi dietro scuse, motivazioni strane e dolori alla punta dell’alluce.

Nessuno come te ha saputo tirar fuori sangue da un rapa, come si diceva una volta. Ed ora, dopo molte vicissitudini, sei di nuovo qui, per cercare di risanare una situazione che, moralmente, è quasi disperata. Cosa c’è di peggio di un gruppo che ha perso la motivazione, il perché, di un gruppo che non ha più voglia di lottare.

Sarmede è un piccolo, dolce paese del trevigiano, sereno, stupendo con le sue case decorate da bellissimi disegni. E’ una piccola magia, persa nell’enormità della piana veneta, fatta da gente che sorride e che lavora. Forse, in questi undici mesi nei quali sei mancato, magari qualche volta sei stato là, affacciato alla finestra a goderti la quiete del tuo paese e, sicuramente, ogni volta le nuvole diventavano di color granata, lasciando in te un sospiro, il Toro non si dimentica più. Lo sapevi che saresti tornato, anche questo pensiero ti ha sostenuto, in terra Iberica dov’eri. Come ti ha sostenuto il sapere che tante persone non ti avevano scordato. Ricordo quella sera, in televisione, tutto era finito, il Toro era salvo e tu non trovavi pace nel silenzio che ti avvolgeva, non capendo perché nessuno correva a tenderti la mano, pregandoti di restare.

Ma la vita è anche questo, a volte si devono accettare delle situazioni non piacevoli, anche dopo aver dato tutto se stesso, ci capita di esser messi da parte. Ma come le cose finiscono poi, d’incanto, ricominciano. Ed ora sei di nuovo qui, con noi, che siamo il Toro.
Davvero non so pensare che cosa succederà e come il vecchio e sbuffante quadrupede riuscirà questa volta a rialzare la testa.
Ma ho detto come, non se, perché la testa il Toro la rialzerà, come ha sempre fatto e come sempre farà, onorando il suo nome, il suo passato ed il suo presente.

Ed appena spunterà nuovamente il sole, mentre lo prepari per l’allenamento, calpesta l’erba del campo anche per tutti noi, senti quel profumo unico che prelude ad un’ondata di energia, e trasferisci tutto questo a chi calcia la palla, perché forse non sa ancora di essere un giocatore del Toro, uno che gioca nella squadra degli angeli.

Questo è un piccolo saluto che ti ho voluto inviare, mio e di tutti coloro che lavorano, pensano, scrivono, fantasticano, soffrono, godono, sperano e tifano con e per questo Toro. Noi siamo così, e tu da qualche tempo sei uno di noi, stregato da un Amore unico, che fa soffrire, quasi sempre, ma che anche fa sognare come poche altre cose.

Tutti insieme, sempre, comunque, contro ogni cosa, ogni persona, ogni sfortuna, adesso e per sempre, continueremo a tifare granata per tutti quelli che credono in questa esperienza unica. E poi, prova a pensare, cosa sarebbe il calcio senza il Toro?

E’ tempo di lasciarti alle tue cose che sono tante e complesse. Dico ancora una cosa che tu sai già, ma sto invecchiando ed a volte mi ripeto, più o meno intenzionalmente: qui si gioca a calcio, lealmente e con grinta, si gioca per vincere ma anche per insegnare a tutti come ci si comporta, come si fa a credere davvero in qualcosa. Passa il messaggio, e se così sarà noi saremo lì, tutti intorno, come sempre, stretti in un abbraccio caldo e forte.
Forza Toro, sempre e comunque.

Fabrizio Leoni

Fonte: TuttoToro.com