Coerenza e lealtà in stile De Biasi
“Per me conta soltanto la parola data, del resto non mi importa nulla, i soldi non sono tutto nella vita”. Sono queste le parole con cui Gianni De Biasi ha chiuso definitivamente la porta che lo avrebbe condotto ad allenare il Parma. Con cortesia ed educazione, certo, ma anche con fermezza, mettendo un punto alle polemiche rimbalzate tra l’Italia e la Spagna che lo vedevano già piantonato sulla panchina dei crociati emiliani al posto di Mimmo Di Carlo.
No signori, De Biasi non è uomo di facciata o di falsi principi. Alzi la mano chi, al posto suo, non avrebbe colto al volo l’opportunità di fuggire da una situazione grottesca come quella che si è manifestata in seno alla società blaugrana. Stipendi non pagati da mesi, giocatori che rescindono contratti e abbandonano la squadra, dirigenza assenteista (Villarroel, il patron del Levante, non ha mai incontrato né parlato con Gdb) e promesse a ripetizione progressivamente dichiarate nel corso del tempo e puntualmente non mantenute.
Alzi la mano – dicevamo – chi, potendo, non avrebbe colto al volo l’occasione per andarsene via, lasciandosi alle spalle, nel dimenticatoio più recondito della memoria, mesi di lavoro durissimi alle prese con una squadra raffazzonata in estate e rilevata in totale crisi di risultati (1 punto in sette partite), consegnata chiavi in mano piena zeppa di problemi di ampio e vario genere semi nascosti e difficilmente accertabili dall’esterno, ma pronti a deflagrare poche settimane successive.
De Biasi è arrivato al Levante, richiesto e accolto come il Salvatore. Colui che, grazie ad un proficuo lavoro nei primi mesi e ad un potenziamento inevitabile e radicale dell’intera rosa nel mercato invernale, avrebbe potuto ridare quelle speranze di salvezza che già ad Ottobre con il suo predecessore parevano svanite.
E’ sbarcato a Valencia animato e caricato dalle intenzioni più laboriose e ottimistiche, solcando partita dopo partita il confine del cambiamento, rivoltando e trasformando una squadra sfiduciata e totalmente allo sbando in un gruppo compatto, solido ed unito, ben messo in campo tatticamente e mai domo nello spirito, capace di infiammare il pubblico locale e di raccogliere anche vittorie insperate. Una squadra, è bene sottolinearlo, completamente inabile e inadatta nei suoi componenti ad affrontare un campionato duro come la Liga, squarciata in estate da trasferimenti di mercato fallimentari (chissà quanto voluti o meno) e destabilizzata gradualmente nel corso della stagione dalle pendenze economiche insolute che ancora oggi non sono state saldate.
In una prospettiva del genere, la determinazione, la competenza, la bravura, e le indiscusse capacità di De Biasi hanno attirato attorno a se le speranze di tutto l’ambiente “granotas” chiuso a riccio attorno all’unico uomo in grado di garantire l’onore e la dignità sportiva del club, comandante senza macchia di una nave che sta repentinamente colando a picco.
Ma, senza una reale prospettiva futura, con continue dichiarazioni contrastanti della proprietà, capace nel giro di ventiquattrore di annunciare, rettificare, smentire e annullare la cessione delle quote societarie, qualunque allenatore avrebbe alzato bandiera bianca, accettando proposte per di più lusinghiere e gratificanti come quella parmigiana (Ghirardi era pronto a mettere nero su bianco un contratto pluriennale).
Invece il Signor Gianni De Biasi da Conegliano Veneto, perfettamente consapevole di tutto ciò, ha preferito rifiutare, evitando di tradire le speranze dei tifosi iberici ed impegnandosi a continuare la battaglia quotidiana al fine di garantire al Levante una degna chiusura della stagione più difficile della sua storia.
E così, nel giorno in cui Gianluca Zambrotta, da Barcellona, confessa il suo imbarazzo a sentirsi italiano all’estero, i ringraziamenti ed i mille attestati di stima guadagnati da De Biasi a Valencia ci permettono di rialzare il capo, potendo constatare con fierezza che compaesani presi a modello di serietà, efficienza, lealtà e coerenza non mancano fuori dai nostri confini. L’allenatore veneto, in tal senso, ne rappresenta soltanto l’ultimo e apprezzato manifesto
Fonte: Nesti Channel