Déjà vu indescrivibili
Il gomitolo di sentimenti giace nello stomaco vuoto, rimbombando il suono della volubilità.
In poche ore, in molti istanti di un’unica giornata, iniziata domenica notte e forse non ancora terminata, una speranza, un piccolo sogno, una rivalsa e un cerchio spezzato, hanno ripreso la strada agognata e interrotta, quasi senza nemmeno dare il tempo di assimilarne gli effetti causali.
Non ci si rende ancora conto, o almeno per molti di noi è così, di cosa sia realmente accaduto. Come quando si brama per mesi un evento che poi, improvvisamente, sopraggiunge in tutta la sua rapidità e normalità, così è il ritorno sulla panchina del Torino di Gianni De Biasi, déjà vu del passato, lancette che frenano e momenti che si dilatano, rallentandone la comprensione e l’assimilazione, seppur moltiplicati in una voragine di velocità surreale ma cinicamente immanente, misto di allenamenti, lavori, appuntamenti, cene, telefonate, strette di mano e rinverdite pacche sulle spalle.
Una giornata, una lunga giornata di tutto questo, iniziata domenica notte e non ancora terminata. Non c’è stato il tempo di pensare. Solo di agire, di fare. Riprendere in mano tutto in poche ore, abbandonare routine appena consolidate, disfare una valigia di un presente in via di stabilizzazione, allestendone un’altra già utilizzata in passato, depositaria di ricordi, vibrazioni, rabbia e trionfi.
Non è difficile decidere. In certe situazioni vige l’istinto, l’inclinazione. Diventa più arduo soffermarsi a riflettere, specchiando le decisioni con la ragione. Il protagonista della storia, però, ha un carattere particolare, ricamato sulla cresta di emozioni e passioni. Eluderle, lo avrebbe snaturato anche davanti agli occhi affettuosi di chi, seppur con un pizzico di malinconia, lo ha fissato attraverso un tubo catodico covando le medesime angosce e gioie per novanta minuti tesi e coesi, esplose in un urlo liberatorio.
Un grido che ha accompagnato i tifosi granata di tutto il mondo dopo una sana dose di adrenalina, sofferenza e tensione. Storie da Toro, insomma, storie da De Biasi, mister coraggio e determinatezza, sguardo severo, cuore impavido e animo sottile, franco e generoso.
E’ arrivato per ripetere un miracolo. E’ tornato per continuare a scrivere un capitolo lasciato interrotto. Adesso, finalmente, può riprendere in mano il libro della sua storia torinese. Ci sperava. Lo desiderava. Ce l’ha fatta, per l’ennesima volta. Ma la sfida, invece di terminare, è appena iniziata. E Gianni De Biasi da Conegliano, le sue sfide, ha voglia di vincerle. Per il bene del Toro, per se stesso e per quegli occhi d’amore e serenità.
Fonte: Federico Freni