GDB: “Lavoriamo per crescere”
TORINO – «Qui o altrove vincerò uno scudetto». La dichiarazione dell’ allenatore del Torino, Gianni De Biasi, è di un mese fa, dopo la vittoria con il Lecce e un pareggio, senza troppo sudare, a Reggio Calabria. Poi il Toro si è inceppato. Lo scudetto forse è più facile lo vinca altrove.
Concorda?
«Per niente. Il mio obiettivo personale è vincere uno scudetto e ci riuscirò. Ho la convinzione, senza presunzione, di essere maturo come allenatore per vincere anche in serie A. Ho vinto in C2, in C1, in B, basta avere la macchina giusta per poter competere».
Appunto, visto che questo Toro non è una Ferrari, al massimo una Toro Rosso.
«E sarebbe già bello vincere un gran premio, contro avversari di altra categoria una soddisfazione doppia».
Che non è la gioia effimera di un derby.
«Che però conta per i nostri tifosi e per la carica nello spogliatoio. Ma non basta, è vero. Il Toro ha vissuto per troppo tempo di ricordi nostalgici, struggendosi nel passato, accontentandosi di vincere la sfida con i cugini. E’ da masochisti, non si cresce».
Quindi?
«Bisogna pensare positivo, sposare un progetto in toto. Forse ora ci siamo, con Cairo c’ è unità di intenti, anche con Pederzoli, il ds. Sta nascendo il Toro del futuro. Questo è un anno di transizione, sulla scia della Fiorentina. Ora abbiamo un mix di giocatori di esperienza e di belle promesse, volevo giocatori dell’ 80, una media di 24-25 anni e ci siamo riusciti. Un paio di innesti alla volta e potremo aprire un ciclo. Arriveremo comunque in una posizione che farà felici i tifosi, ma se pensano all’ Uefa se la devono scordare. Il Toro di Pianelli è stato costruito in sette, otto anni, consolidando il nucleo storico: basta rivoluzioni».
Alla ripresa, dopo il Cagliari, sarà derby. Chi perde rischia la stagione e… la panchina.
«Abbiamo davanti otto mesi per lavorare, l’ obiettivo è questo, per tutti. Mi spiace per Ranieri, ci sono passato anche io, gli applausi sono la medicina migliore anche se certe situazioni ti turbano, ma ti danno la possibilità di dimostrare che qualcuno si era sbagliato».
L’ accusa che le viene rivolta è di un Torino troppo offensivo, tre punte e un centrocampo che fatica a reggere l’ urto degli avversari. Avanti con il tridente?
«Perchè buttare il lavoro di tre mesi? Avanti col tridente, salvo adattare la squadra all’ avversario. Non ci ha messo sotto nessuno ad oggi, Maicon ha trovato un gol da fantascienza, con la Lazio avevamo costruito cinque palle gol prima di andare sotto. Dobbiamo solo trovare il giusto equilibrio».
Rosina rassomiglia a Giovinco, un 10 e mezzo difficile da collocare.
«Averne di giocatori così, sono il bello del calcio. Devi farli giocare sempre e comunque se vuoi dare qualcosa in più alla squadra».
A cura di Francesco Bramardo.
Fonte: La Gazzetta dello Sport