Il mio Toro vi farà innamorare
Il tecnico alla vigilia della partita contro l’Atalanta: «Allenare i granata è davvero un’emozione unica»
L’esordio non è stato contro uno squadrone ma ha comunque dimostrato che la squadra, nonostante tutto, c’è. Uscito dal tunnel con un presidente “vero” e un grande allenatore in più, il Torino affronta domani l’esame più duro: a Bergamo contro l’Atalanta che, in questo inizio di campionato ha dimostrato di essere tra le favorite alla promozione.
Per Gianni De Biasi, il tecnico che Urbano Cairo ha voluto a tutti costi per la rifondazione granata, dopo la vittoria e il bagno di folla (e di entusiasmo) contro l’Albinoleffe è tempo quindi di misurare davvero il potenziale di una squadra dalla quale, dopo i travagli degli ultimi anni, ci si aspetta tanto.
Mister De Biasi, domani andrete a Bergamo per una sfida contro una delle formazioni più forti della serie B, preoccupato?
«Diciamo che siamo consapevoli di affrontare una squadra molto più avanti di noi nella preparazione e nell’intesa tra i giocatori, e che ha cambiato poco rispetto all’anno scorso quando partì malissimo, ma disputò un finale di stagione eccezionale. Per noi sarà davvero la prova del nove, potremo davvero misurare la nostra forza. Sarà importante fare bene, anche perché è la prima partita di un mese terribile in cui, a causa dei recuperi delle prime giornate, giocheremo una partita ogni tre giorni».
Com’è questa nuova avventura, c’è davvero qualcosa di speciale in questi colori?
«Sì, allenare il Toro è un’emozione particolare. Una cosa che si sente sempre, in allenamento, allo stadio, per strada. In ogni occasione i tifosi fanno percepire la loro vicinanza, il loro amore per questi colori. È un’ambiente che ci ha colpito molto: in squadra, a parte due giocatori, siamo tutti nuovi e vedere come resiste il mito del grande Torino ci ha impressionato. Il Torino è davvero un modo diverso di vivere il calcio, non si spiegherebbe altrimenti l’attaccamento appassionato dei tifosi dopo le batoste di questi anni».
Durante la “battaglia” tra Cairo e Giovannone lei è rimasto alla finestra ad aspettare, fedele alla parola data a Cairo, nonostante fosse molto richiesto, perché?
«Perché ho conosciuto Urbano Cairo e ci siamo subito piaciuti, poi mi ha convinto il suo progetto, la sua determinazione e il suo entusiasmo».
Lui dice che lei è un po’ allenatore un po’ manager, “il Ferguson del Torino” l’ha chiamata…
«Ma no, il presidente è troppo buono… Il fatto è che la situazione della società in questo momento è un po’ particolare e lui, nonostante tutto l’impegno che ci sta mettendo, è nuovo nel mondo del calcio, non conosce questo ambiente. Io sto cercando di dare una mano anche dal punto di vista organizzativo, niente di più. E poi comunque un direttore sportivo ce l’abbiamo già ed è bravissimo».
Nonostante il poco tempo a disposizione, avete messo in piedi una squadra che si è dimostrata da subito competitiva…
«Non esageriamo, abbiamo giocato bene questa prima partita, ma da qui a dire che siamo già competitivi, ce ne corre. La squadra è stata assemblata in fretta dopo la fine della vicenda della cessione del club, lavoriamo insieme da pochissimo. Domenica sono stato sorpreso io stesso di vedere come abbiamo giocato, abbiamo avuto momenti ottimi, in cui sembrava che i giocatori si conoscessero a memoria, ma questo non deve illudere nessuno».
Intorno a questa squadra, con l’avvento di Cairo e la ricorrenza, l’anno prossimo, del centenario, c’è molta aspettativa, non c’è il rischio di rimanere schiacciati da tanta pressione?
«Il rischio sicuramente c’è. Se affrontiamo il campionato con l’ossessione della serie A, senza pensare che le partite si giocano, e si vincono, una alla volta, non andiamo da nessuna parte. Dobbiamo essere consapevoli che davanti abbiamo 41 tappe di un cammino lungo e faticoso, finora ne abbiamo percorsa una sola, ne restano ancora quaranta».
Cosa si aspetta De Biasi dal Torino, cosa vuole vedere da questa squadra?
«Voglio vedere una squadra generosa e determinata che sappia affrontare a viso aperto e senza divisioni le difficoltà che le si presenteranno davanti: voglio una squadra che sia davvero in “stile Torino”».
Mister, se la sente di fare una promessa ai tifosi granata?
«L’unica promessa che posso fare è che vedranno una squadra che non si risparmierà mai, che darà sempre il cento per cento».
LUCA TAVECCHIO
Fonte: La Padania