Il nuovo Toro sbanda De Biasi cambia ancora e aspetta anche Fava

OMANI L’ALBINOLEFFE – VERIFICA DECISIVA IN CHIAVE-MERCATO: PUNTA NEL MIRINO

TORINO. Stava meglio quando stava peggio, il Toro. L’emergenza aveva «drogato» teste e gambe, compattato il gruppo e l’ambiente, favorendo un’andata da lode. Si diceva, nel clan granata: «Stringiamo i denti, a gennaio sarà tutto più facile». Invece no. Perché con il 2006 sono arrivati subito i rinforzi (5, dalla A) e la palestra necessaria per programmare finalmente un lavoro atletico, ma sono spariti i risultati.

Soltanto Catanzaro, Modena e Verona hanno fatto peggio del Toro nei primi tre turni dell’anno. Inevitabile preoccuparsi, interrogarsi sulle cause dell’inchiodata e provare a reagire per non farsi stritolare da un calendario che già domani impone di tornare in campo. Cairo, il ds Salvatori e De Biasi si sono a lungo parlati dopo il ko con l’Arezzo e l’hanno rifatto ieri, pronti a tornare operativi sul mercato dopo la verifica esterna contro l’AlbinoLeffe. La priorità resta l’attacco e il colpo più alla portata è Dino Fava, ai margini nel Treviso che però, prima di privarsene, vuole assicurarsi un sostituto. Ieri l’ex di Triestina e Udinese già vicino al Toro di Ezio Rossi ha segnato una tripletta in amichevole. Non vede l’ora di tornare in pista, ma sa che prima di lunedì non sarà possibile concludere nulla. Ben più difficile arrivare a Corona o a Corradi, per i quali sono stati avviati contatti.

Intanto, il Toro a Bergamo s’arrangerà con quel che ha. Che, nonostante gli infortuni di Gallo e Muzzi, non è poco. Tutt’altro. Cairo, De Biasi e Ardito, capitano di giornata, hanno fatto bene nel dopo-Arezzo a sgombrare il campo da ogni possibile alibi. «Se siamo squadra vera e uomini veri, questo è il momento di dimostrarlo», ha detto l’ex senese, ancora una volta il granata più tonico e gagliardo in campo.

Difficile immaginare un Toro peggiore di quello visto mercoledì sera. Hanno colpito l’involuzione nel gioco, l’affanno continuo di una difesa senza filtro, la staticità delle punte e, in generale, il negativo impatto degli innesti: male Melara, Gallo e Vryzas; rivedibile Lazetic, all’esordio contro l’Arezzo; positivo il solo Ferrarese, peraltro lasciato in panca l’altro ieri. Tutte magagne riconducibili a due possibili spiegazioni: la forma e il cuore. Una non esclude l’altra. Anzi. Pare evidente, intanto, un imborghesimento: l’onda lunga dell’entusiasmo dei primi giorni di vita del Torino Fc si è ormai esaurita. Non è più il caso di farsi in 4, adesso, con un organico così ricco, con l’emergenza autunnale ormai felicemente archiviata.

Poi, c’è la condizione atletica. La mancanza di brillantezza e di tonicità generale è parsa evidente a tutti negli ultimi turni. Arrivato comprensibilmente stremato alla pausa di fine anno, il Toro ora sembra imballato anche se il suo preparatore aveva escluso prima di Natale il ricorso a grandi carichi di lavoro: «Incamereremo benzina, ma senza esagerare», le parole del prof. Artico. E regge poco la tesi della mancanza di una preparazione estiva, pagata adesso: i 10 giocatori arrivati a settembre e i 5 appena vestitisi di granata, in effetti, avevano tutti o quasi lavorato con i precedenti club. Raffaele Longo, uno senza contratto e che per tenersi in forma ad agosto si era arrangiato, ieri è intervenuto sul tema con serenità e serietà: «Problemi atletici? Mah… Non vorrei che diventassero un alibi. Sì, dopo la sosta abbiamo lavorato abbastanza e speriamo di raccogliere i frutti più avanti. La verità, però, è che tutti dobbiamo tornare a dare qualcosa in più. Ritrovando attenzione, concentrazione, voglia di essere ancora più coesi. Contro l’Arezzo non abbiamo corso poco. Il problema è che l’abbiamo fatto male. La squadra era lunga: stando raccolti in 30-35 metri si fa meno fatica, se i metri diventano 50 diventa molto più dura».
Domani Longo dovrebbe essere una delle novità rispetto alla formazione di partenza presa a schiaffi dall’Arezzo. Ma De Biasi potrebbe andare ben oltre, cambiando anche modulo. Senza Muzzi e con Vryzas bisognoso di altro tempo per evitare figuracce dal 1’, con una difesa in vistoso calo e da proteggere meglio e contro un altro rivale che fa di vivacità e quantità le sue armi migliori, il 4-4-2 rischia di essere momentaneamente accantonato. In attesa di tempi migliori, intriga l’ipotesi più sostanziosa di un 4-3-2-1 con Edusei, Longo e Ardito solida diga di centrocampo e una coppia di esterni alle spalle di Stellone. Con in panca le alternative pronte a ribaltare gli scenari in corso d’opera.

di Roberto Condio

Fonte: La Stampa