Intervista esclusiva a Doriano Tosi
In questo pazzo schema reale o contraffatto del gioco del calcio, tra perquisizioni a tappeto, vertici investigativi, dimissioni a raffica e tabulati telefonici gettati disperatamente fuori dalla finestra, il signor Doriano Tosi, uscito da una porta secondaria – che si rivelerà poi di sicurezza – dal proprio ambiente lavorativo, osserva attentamente le ultime evoluzioni della piovra agonizzante e prossima alla dipartita, interpretando ancor meglio il passato, e meditando il ritorno sulla scena calcistica – stavolta dall’ingresso principale – legato ad una chiamata proveniente da un numero telefonico il cui prefisso è 011…
Domanda: Doriano Tosi, com’è la vita senza il pallone?
Risposta: Ho 53 anni, da 34 lavoro nel mondo del calcio. Credo che questa pausa mi stia servendo per dedicarmi maggiormente alla famiglia, concedendogli quegli spazi che prima non potevo garantire.
Domanda: Che tipo di sensazioni le sta provocando quello che ormai viene soprannominato il calcio-gate? Stupore, imbarazzo?
Risposta: Stupore no. Quelli che si proclamano stupiti, onestamente non li capisco; l’aria che tirava si percepiva… . Sulla dimensione enorme del malessere, invece, comprendo il disappunto, che è notevole. Non avrei mai pensato ad una simile portata del problema. Egoisticamente parlando, però, sono soddisfatto della mia immagine lavorativa che ne esce fuori, grazie alla linea tenuta in questi anni, basata sulla correttezza e trasparenza, certamente anche sulla concorrenza, però sempre leale e sopratutto regolare.
Domanda: L’abbiamo vista di recente allo stadio per vedere il Torino. Come le sembra la squadra granata, quante possibilità ha di agguantare la seconda piazza?
Risposta: Le possibilità, dovessero dipendere esclusivamente dai granata, sarebbero tantissime. La squadra ha una sua identità, concreta e solida. Il problema è il Catania.
Domanda: Se le dico Gianni De Biasi, a lei cosa viene in mente?
Risposta: Inutile dire che è una persona con la quale ho vissuto un momento della mia carriera bellissimo. A Modena abbiamo raggiunto il massimo di ciò che era possibile ottenere.
Di Gianni posso dire che non è perfetto, come tutti d’altronde, ma presenta enormi pregi: grande personalità, elevate capacità tattiche e onestà intellettuale. I modenesi, i primi tempi, erano diffidenti. Girava voce fosse un po’ troppo impulsivo, a volte nervoso, e per questo inizialmente c’era qualche pregiudizio su di lui. Poi col tempo, si è fatto conoscere per quello che è realmente.
Domanda: In un’intervista recente lei ha dichiarato: “De Biasi? Un ottimo allenatore che necessita a volte di una guida”.
Risposta: E’ vero, e lo ribadisco. Ma anch’io ho bisogno di qualcuno per far bene il mio lavoro, un po’ come tutti. Negli anni trascorsi insieme, ad esempio, De Biasi per me è stato fondamentale; mi ha lanciato una gran quantità di giocatori, penso a Domizzi, Mauri, Kamarà e via discorrendo. E la società è stata altrettanto basilare per lui. Ci vuole la giusta integrazione.
Domanda: De Biasi, prima della gara Modena-Torino, ha dichiarato: “Mi spiace per Doriano Tosi, quello che è accaduto a Modena è la dimostrazione che nel calcio si ha la memoria corta”. Commenti?
Risposta: Lo ringrazio perché sono parole che evocano stima. Anch’io sono amareggiato e sento addosso un doppio dispiacere: da una parte, per tutto quello ho fatto in Emilia, dall’altra per i frequenti no alle varie offerte a cui ho rinunciato.
Domanda: Sempre l’attuale allenatore granata, proprio sul suo sito, ha ammesso: “Fosse per me chiamerei subito Tosi e lo farei venire qui”. E’ vero che a gennaio si è trovato ad un passo dal diventare il nuovo direttore generale del Torino Fc?
Risposta: Lo confermo, c’era la possibilità di venire. Me l’hanno proposto ma non me la sono sentita di lasciare Modena in una situazione di difficoltà e non ho accettato. Certo, col senno di poi è facile pensare di aver commesso un errore. A me, però, la notte, piace dormire sereno…
Domanda: Ecco ma – abbia pazienza – se a Gennaio le hanno fatto quella proposta e, al suo diniego, non l’hanno sostituita con nessun altro, perché ora che è libero, non dovrebbero richiamarla?
Risposta: Mah, non lo so, è quello che mi chiedo anch’io, rincuorandomi. Mi sono arrivate delle offerte da altre squadre ma l’idea di trasferirmi sotto la Mole è la più stimolante e interessante. Il Toro racchiude una storia talmente particolare e leggendaria che assumere un incarico per la società sabauda non consisterebbe in un posto di lavoro, ma qualcosa di molto più coinvolgente, straordinario sotto l’aspetto emotivo e motivazionale. Io aspetto una telefonata dal presidente Cairo a giorni, in modo da valutare il mio futuro.
Domanda: A Torino qualche addetto ai lavori ha sparso la voce che lei sia “un amministrativo”. Mi può aiutare a comprendere questa sua definizione, e mi dice se corrisponde al vero?
Risposta: E’ un falso storico! Ho guidato da solo ventuno squadre, le sembra mi possano affibbiare questa etichetta? Forse pago il non essere stato un calciatore famoso. Nella mia vita ho assunto la guida tecnica di una squadra, ho scelto allenatore e giocatori. Credo di capirne abbastanza di calcio a 360°.
Domanda: Chiudo chiedendole un pregio ed un difetto di Gianni De Biasi.
Risposta: Uno e basta? Mah, un pregio è il suo ottimismo, il lavorare con positività.
Un difetto, invece, ma. devo riconoscerglielo, lo sta attenuando, è il mancato equilibrio tra la sofferenza dei momenti negativi e la felicità in quelli positivi. Un atteggiamento spontaneo e genuino che a volte, nel calcio, bisognerebbe mascherare. E Gianni, si sa, è una persona diretta.
Fonte: Federico Freni