Brescia: Neopromosse e un gap da colmare

La loro palla di vetro si chiama esperienza. La loro forza sta nel guardare il tutto dall’alto con nervi saldi e lucidità di pensiero. Si accorgono delle sfumature, scoprono punti deboli ed evidenziano punti di forza. Essendo (momentaneamente) senza panchina possono passare sulla riva opposta del fiume e attendere l’arrivo delle barche godendosi lo spettacolo. Cominciano ad agitarsi le acque della lotta per non retrocedere in serie A, allenatori come Gianni De Biasi, Gigi Cagni e Mario Beretta sanno cosa significa dover tenere il timone ben saldo. Ed è quello che Gino Corioni chiede a Beppe Iachini. Quelle che arrivano da sotto Salendo dal piano interrato della serie B, Brescia, Lecce e Cesena sono le cenerentole che devono trovare in fretta il vestito giusto per presentarsi a Palazzo senza subire giramenti di testa. Secondo Gigi Cagni chi ha vinto il campionato cadetto si presenta inevitabilmente al via con un gap da colmare: «L’esperienza in serie A è un valore e chi l’anno scorso era in un altro campionato, almeno all’inizio, è logico che soffra un po’. Con questo concetto si può spiegare la sconfitta delle rondinelle a Parma, figlia di un mancato adattamento alla nuova categoria. Brescia, Lecce e Cesena per mettersi alla pari hanno una sola cosa da fare: correre più degli altri e ingaggiare una “guerra” calcistica ogni domenica».

Gianni De Biasi vede l’altra faccia della medaglia: «Se alle neopromosse manca esperienza, hanno in compenso una dose di entusiasmo superiore alle altre. La novità della serie A ritrovata deve dare al Brescia quel qualcosa in più che l’anno scorso fece diventare il Bari la rivelazione del torneo. I gap si colmano se un gruppo acquisisce subito la consapevolezza di essere una squadra. E quando sei squadra a tutto tondo niente ti è vietato. Al di là della bravura dei singoli, c’è la compattezza tra allenatore e squadra che ti porta in porto». Mario Beretta invita alla prudenza e risponde alle dichiarazioni di Gino Corioni: «Io auguro al Brescia di andare in Europa League, ma affrontare questi discorsi è la cosa più sbagliata che possa fare una neopromossa. Io comunque vedo le tre provenienti dalla serie B sullo stesso piano di altre 6-7 squadre». Le altre in lotta per sopravvivere De Biasi punta su due compagini ed è curioso di vederle all’opera: «Il Catania è una buona squadra, con un gruppo di argentini che dà tanta qualità, ma voglio scoprire anche le potenzialità del Cagliari. Il dopo Allegri ha portato una ventata di entusiasmo. Con Bisoli e Acquafresca possono riprendere il discorso interrotto sul finire della scorsa stagione. Il Bologna ha cambiato molto, forse troppo. Il Chievo è un’incognita: per salvarsi dovrà dare anche di più dell’anno scorso». Per Cagni «il Cagliari ha un allenatore debuttante, ma pure giocatori che da anni fanno la serie A. Alla prima giornata ho assistito a Chievo-Catania: hanno vinto i primi, ma meritavano i secondi. Segno di un livello equilibrato». Beretta non fa differenze: «Catania, Cagliari, Chievo e Bologna possiedono l’abitudine a lottare per non retrocedere, ma non mi sembra un segnale sufficiente per sentirsi un gradino sopra. Solo il Bari lo è: si tratta della squadra che ha cambiato meno e con Ventura gioca a memoria».

Uomini e modulo È un bel Brescia secondo Gianni De Biasi: «Giocatori che io ho già allenato in serie A come Caracciolo, Dallamano, Zoboli, Mareco e Martinez adesso hanno cinque anni in più e questo si farà sentire in positivo. Diamanti, Sereni ed Eder sono acquisti super. Antonio Filippini può fare molto comodo. Iachini ha quello che gli serve». Beretta approva l’idea delle tre punte: «Diamanti più due attaccanti? Certo che si può fare. Anch’io a Siena ho giocato così e mi sono salvato tra gli applausi. L’importante è avere giocatori intelligenti che si sacrificano, come Eto’o l’anno scorso all’Inter». Cagni teme che la Leonessa sia un po’ squilibrata: «Dietro c’è ancora qualcosa da mettere a posto. Zebina per adesso è un punto interrogativo. Le punte, se saranno tre, non devono pensare di fare solo quel ruolo. Una neopromossa non può permetterselo».

Cristiano Tognoli

Fonte: Giornale di Brescia