De Biasi: si vince anche con l’empatia
«Formare un gruppo conta quanto allenarlo sul campo».
Merita un prologo, l’intervista con il ct dell’Albania e connazionale Gianni De Biasi. Il quale chiede di essere incontrato a Milano, in piazza Kennedy che è uno snodo autostradale del capoluogo lombardo. Ma anche una zona con pochi bar dove potersi isolare per un’intervista. Tra i pochi esercizi presenti, uno sembra adatto a ritagliare un paio d’ore per incontrare il primo allenatore capace di qualificare l’Albania alla fase finale di una competizione internazionale. Un bar che non entrerà nella guida dei migliori al mondo, ma più che decoroso, e, come scoperto in corso d’opera, gestito da albanesi. I quali quando hanno visto entrare De Biasi, sono letteralmente rimasti a bocca aperta. Discreti nel corso dell ’intervista, si sono sciolti al momento di congedare un eroe nazionale al quale hanno offerto un caffè, e col quale hanno scambiato due parole come si fa con un vecchio amico incontrato al bar. Come se in una giornata qualunque, in un bar della periferia di Napoli, dovesse palesarsi, come un vecchio amico, Diego Armando Maradona.
Gianni De Biasi, come si motiva una Nazionale che non ha mai partecipato a un Europeo piuttosto che a un Mondiale?
«Lavorando sulla testa dei giocatori: li ho convinti, perché ci credevo fermamente, che attraverso l’organizzazione del lavoro avremmo potuto conseguire un obiettivo insperato, alla vigilia».
Come ha affrontato la questione linguistica?
«Buona parte dei 24, 25 che convoco di solito mi capiscono al volo, per gli altri ho la traduzione di Lorik Cana, il capitano, che conosce più lingue di un traduttore. Soprattutto parla in modo tecnico, riporta in modo aderente i miei concetti».
Contro attaccanti veloci, e con la sua difesa messa a 4, piazza il centrale un paio di metri alle spalle del compagno di reparto?
«No, perché giochiamo di reparto e non individualmente. La marcatura deve essere preventiva, cioè sappiamo in anticipo cosa dobbiamo fare. Ad esempio se davanti abbiamo un attaccante veloce, e che si trova spalle alla porta, l’input è di attaccarlo».
Quando chiede alla punta lo scambio tecnico, e quando un movimento opposto?
«Noi giochiamo prevalentemente con una punta centrale e due esterni, quindi sfruttiamo i movimenti degli esterni e poi facciamo inserire le mezze ali».
Chiede Il giro palla fino a che non c’è lo spazio per la verticalizzazione o lavora più sulla seconda palla!(Domanda di Fiorenzo Talenti,/uniores regionali Base ’96 – Seveso).
«II giro palla è utile quando vogliamo aumentare il possesso. Sempre finalizzato, pero, a liberare una zona di campo che successivamente andremo ad attaccare».
Contro un trequartista particolarmente forte impiega la marcatura a uomo?
«Difendo di reparto chiedendo di restare corti tra le linee. Puntiamo sull’intercetto palla con i centrocampisti, e giocando con il 4-3-3 è il nostro play che spesso ha un occhio di riguardo per il trequartista avversario».
Cross o giro palla dal fondo: quali indicazioni dà a chi si trova sull’esterno?
«Di prendere il tempo giusto sulla difesa, possibilmente centrando il cross di prima intenzione. A meno che non ci sia un ‘inferiorità numerica che ci impone di guadagnare lo spazio per l’inserimento dei compagni».
Tra difesa e mediana lo spazio è costante solo su rimessa dal fondo?
«Anche nello sviluppo del gioco. La regola base è la vicinanza tra i reparti. Il presupposto è tenere il possesso palla muovendola velocemente, ma in sicurezza. Senza perderla con troppa facilità come ci succedeva nel primo biennio della mia gestione. Una volta che ho concentrato gli avversari sulla palla, guadagno spazio cambiando il fronte del gioco».
Tattica e libertà : dove inizia l’una e finisce l’altra?
«Sulla trequarti l’interpretazione è abbastanza libera. Anche se non avendo grandi fantasisti, uomini particolarmente abili nell’unocontro uno, procediamo più che altro attraverso movimenti studiati in allenamento».
L’allenatore è anche uno psicologo, oppure il ruolo del tecnico deve essere ristretto alla lavoro in allenamento e alla gestione della gara?
“Credo che da parte nostra ci debba essere la capacità di avere empatia con i giocatori. Devi far capire le tue idee di gioco, ma soprattutto di gruppo. La squadra è un assieme di singoli che si legittimano come assieme».
Le sue esercitazioni sono sempre situazionali?
«Per dare le linee guida, avendo poco tempo a disposizione, è valido il 10 contro 0. Poi si passa al situazionale, alla difesa sotto numero e gradualmente alla parità numerica».
LA STRATEGIA
Gli avversari studiamo come limitare i leader
Conferma che con quattro difensori in area contro dieci avversari non si prende gol?
« In Allenamento sì, ma in partita lo prendi sempre. Con 4 più 2 centrocampisti è meglio, tuttavia in gara, pure in questa situazione stai sicuro che ti infilano».
Ha un book di quante esercitazioni?
«Spesso e volentieri ripetiamo quello che ci riesce meglio, Ad esempio quando su angolo andiamo in rete.Tanti schemi li proviamo sulle punizioni, visto che ne ho pochi che calciano in porta dai 25 metri: di solito faccio mandare a memoria tre situazioni a partita sugli angoli, due sulle rimesse laterali più quelle su calcio da fermo»
Quanto lavora sulla sua squadra e quanto sull’avversaria?
«Tanto sui rivali per capire dove soffrono di più, chi sono i leader e quelli da limitare e in quali zone di campo. Però lavoriamo anche su noi stessi. In particolare, per migliorarci, prendiamo spunto dalla gara precedente».
Con quale modulo si è trovato meglio, nel corso della carriera?
«A me era piaciuto tanto il 3-4-3 di Modena. Giocavamo un calcio coordinato e bello a vedersi. Sì, venivano fuori davvero belle partite. Non a caso eravamo balzati dalla Serie C alla A».
Vorrebbe che il fuorigioco fosse limitato all’area di rigore?
«No, Mi piace come siamo messi adesso: puoi stare decisamente più alto e non ti porti gli avversari in area».Con gli intasamenti davanti all’area di rigore lo spettacolo non ne guadagnerebbe, anzi».
In base a quale avversario opta per Il fuorigioco alto?
«Non c’è una regola, Se devi provare a vincerla ti alzi. Se disponi di giocatori veloci e bravi a ripartire è meglio aspettare e ripartire».
Differenze sostanziali nell’approccio a una Nazionale rispetto a un club?
«Nel ruolo di selezionatore hai meno tempo per lavorare durante la settimana. Però la mentalità che porti in Nazionale è la stessa che porti nel club. Noi sfruttiamo all’ 110% cento il tempo che abbiamo. In proposito uso molto i video per capire gli errori dei quali in campo non mi sono accorto».
Il programma dell’Albania in vista dell’Europeo di Francia?
«Dopo la fine dei campionati lascio una settimana di vacanza al gruppo. Ci ritroveremo il 23 maggio a Bad Waltersdorf, località termale vicino a Graz, in Austria, dove rimarremo fino al l2 giugno. Il 30 è prevista un’amichevole contro il Qatar, mentre il3 giocheremo a Bergamo contro l’Ucraina. Il giorno successivo ho fissato un allenamento a Zingonia, mentre il 5 lascio un giorno libero alla squadra prima del trasferimento, il 6 a Perros Guirec, in Bretagna. Dal 6 in avanti concentrerò il lavoro su tattica e velocità in attesa, l’11 di debuttare contro la Svizzera»
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