«Ho ritrovato il mio Toro»
De Biasi:«E’ una vittoria fondamentale, la condivido a metà con Zaccheroni»
«Avremmo meritato di raddoppiare nel primo tempo, poi è subentrata un po’ di paura, nella ripresa: da troppo tempo i ragazzi non vedevano la luce in fondo al tunnel» «Complimenti a tutti, però Abbiati è stato straordinario. Brevi è da abbracciare, Rosina e Lazetic perfetti: hanno difeso e attaccato. Ingiusti i fischi ad Abbruscato: ha dato tantissimo.
TORINO. Quanto fosse bello entrare allo stadio Olimpico, con tutto lo stadio a scandirne a squarciagola nome e cognome, Gianni De Biasi l’aveva sperimentato già il tre dicembre, per la festa del Centenario granata. Ieri ha bissato l’emozione, raddoppiandola: perché i cori l’hanno accompagnato anche all’uscita, quando lui ha salutato la vittoria con un urlo liberatorio verso la telecamera e un ciao a Chiara, la sua splendida figlia di quindici anni. «Le dedico questo risultato – ha poi detto l’allenatore -. Lei è la mia vita. S’è lasciata alle spalle mesi poco sereni ma ha una forza incredibile, spero che abbia visto la partita in tv, prima di mettersi sui libri. Siamo a cinquecento chilometri di distanza ma è come se fossimo sempre assieme». In un tourbillon di vibranti emozioni, appena normale pensare subito a Paola e Chiara, moglie e figlia: con mamma Bruna, le donne della sua vita, oltre che le persone che maggiormente l’hanno aiutato a sopportare i mesi senza panchina. Se la lontananza è come il vento, nel caso di De Biasi è risultata autentica bufera. Gli mancava il Toro, ieri se lo è ripreso. Ricominciando così come aveva debuttato, con un 1-0 molto sofferto però prezioso quanto il successo sull’AlbinoLeffe del 10 settembre 2005, primo passo di una forse irripetibile impresa, con la cavalcata in serie A.
Gli sono bastati due allenamenti per restituire al Toro quello spirito tremendista che lui gli aveva saputo inculcare: certo non è casuale che per ottenerlo abbia inizialmente dovuto sacrificare gli elementi che meno conosce a beneficio dei suoi ragazzi. Quello zoccolo duro che non ha più bisogno di parole: bastano gli occhi per comunicare. Con onestà e realismo ha poi detto e ripetuto, nel suo peregrinare tra i media, che «questo successo sul Cagliari è merito di De Biasi e Zaccheroni.
Non disconosco il grande lavoro che ha svolto Alberto: è anche grazie a lui se il Toro ha ripreso a marciare, mi ha lasciato una squadra molto ben allenata e con un’identità precisa. Non è casuale che nel finale io abbia utilizzato la sua difesa a tre, con Comottoe Balestri un briciolo più avanti, sulle fasce. Io ho fatto altre scelte, puntando peraltro a instillare coraggio, orgoglio e determinazione. Non era una partita facile, i ragazzi l’hanno saputa interpretare molto bene: principalmente nel primo tempo, dove forse avremmo potuto raddoppiare il gol di
Bovo. Poi nel finale abbiamo rischiato qualcosina: ma francamente non starei a disquisire molto sulla prestazione, quel che contava era unicamente il risultato, e per fortuna abbiamo conquistato una vittoria fondamentale ». Cosa buona e giusta ringraziare Zaccheroni: dopo la partita De Biasi ha anche trovato il tempo per telefonare al collega: «Ho sentito Alberto, era molto contento. Questa vittoria è anche sua, lo ripeto. Purtroppo non è stato fortunato: ma che mi abbia lasciato una squadra ben allenata non è in discussione, il Toro ha corso sino alla fine, per quanto negli ultimi minuti la pressione del Cagliari ci abbia chiuso nella nostra metà campo. Era normale che nella ripresa ci venisse il braccino da tennista: da mesi i ragazzi conoscevano solo sconfitte, da troppo tempo non vedevano più una fessura di luce, in fondo al tunnel. Ora questo risultato ci darà morale e nuove consapevolezze: ne avevamo bisogno». Nell’esaltazione del successo, De Biasi non trascura naturalmente di evidenziare le prestazioni dei suoi giocatori: «I ragazzi sono stati tutti meravigliosi.
Abbiati è stato a più riprese straordinario, nel finale s’è caricato la squadra sulle spalle, con parate salva risultato. Poi Brevi: che partita! Questo ragazzo è da abbracciare, molti si devono ricredere sul suo conto: non deve stupire che a quasi quarant’anni giochi in A, sorprende piuttosto che non l’abbia quasi mai vista prima.
Rosina e Lazetic hanno corso e lottato, difeso e attaccato, proprio come avevo chiesto loro alla vigilia. Alessandro era animato da una voglia speciale, s’è visto: lui è un ottimo ragazzo, purtroppo recentemente ha pagato un peccato di leggerezza, omettendo di controllare il suo sito Internet, fidandosi troppo degli altri. Farà tesoro di questa lezione, è un ragazzo intelligente ». La gente non ha sostenuto sino alla fine Abbruscato, e il tecnico bacchetta i loggionisti: «Non sono d’accordo con chi ha rumoreggiato nei suoi confronti. Elvis s’è sobbarcato una grandissima mole di lavoro, ha aperto il fronte d’attacco, ha preso botte per tutti, ha fatto sponde: sono più che soddisfatto del suo rendimento ». E adesso che cosa cambia? «Nulla, proprio nulla. Mi ha fatto piacere vedere lo spogliatio compatto e felice, dopo la vittoria: il sorriso più bello era stampato sui visi di chi non ha giocato. In campo i ragazzi si sono aiutati, giocando con buona intensità e sempre con lo spirito giusto. Psicologicamente, poi, questa è una vittoria che vale tantissimo: ho ritrovato il mio Toro, ora pensiamo subito alla trasferta di Firenze. Altra bella partitina, dovremo evidenziare nuovi miglioramenti e rimanere altrettanto corti e compatti».
A cura di
Piero Venera
(TuttoSport.com del 01/03/07 a pag 5)
Fonte: TuttoSport
http://www.tuttosport.com