Per il Mondiale con la mia Albania rinuncerei a una grande squadra
E’ stato scelto meno di un anno fa per ottenere quello che nessuno altro commissario tecnico è riuscito a fare e cioè la qualificazione della nazionale dell’Albania ad un Mondiale di calcio Parliamo di Gianni De Biasi, trentacinque anni di calcio vissuti da protagonista prima in campo da giocatore, poi sulla panchina, quindi da commentare televisivo’.
Mister, come è nata l’opportunità di allenare l’Albania?
<< Ho sempre pensato che bisognasse insegnare calcio dove c’era la possibilità di farlo. In Italia, negli ultimi anni , non riuscivo ad esprimermi come avrei voluto e da tempo avevo maturato l’esigenza di cambiare aria. Dapprima sono stato contattato da un intermediario, quindi mi sono incontrato a Milano con i due vicepresidenti della federazione albanese. Ho capito che il progetto ere serio e per me è stato motivo di orgoglio essere stato scelto tra una rosa di altri otto allenatori. Ho chiesto chiaramente di scegliere il mio staff e con me ho portato Angelo Pereni e Paolo Tramezzani per quanto riguarda la parte tecnica, Alberto Bellè come preparatore atletico >>.
Si è trasferito stabilmente in Albania?
<< No. Continuo a risiedere a Conegliano anche se mi muovo in continuazione sia per le partite della Nazionale che per visionare elementi di interesse che giocano in giro per il mondo >>.
Che impressione ha tratto da questo primo anno di Lavoro?
<< Sono stato chiamato per far crescere l’intero movimento calcistico professionistico e per trasmettere il mio modo di lavorare, la mia filosofia, i miei valori . La Federazione sta facendo la sua parte e mi sta sostenendo organizzando frequenti stages. Il mio percorso è appena iniziato ma sono ottimista dal momento che sento la fiducia di chi mi sta attorno >>
Qual è il livello delle strutture? E’ vero che l’Albania è l’unico paese europeo a non avere uno stadio conforme alle direttive Uefa?
<< Ha toccato un tasto dolente. E’ vero, sembrerà assurdo, ma è cosi. Andiamo avanti grazie a continue deroghe che l’Uefa ci concede. Lo stadio di Tirana, l’impianto dove gioca la nazionale, è stato costruito negli anni Quaranta (da italiani) e da allora non è stato più ristrutturato. Qualcosa però si sta muovendo. C’è un progetto per uno stadio nuovo, ma bisogna trovare le risorse per realizzarlo >>.
Il girone di qualificazione appare tutt’altro che facile.
<< Abbiamo iniziato bene, vincendo contro Cipro. Poi, però, abbiamo perso contro la Svizzera per via di due disattenzioni difensive. Ora ci aspettano due partite in casa. Domani contro l’Islanda e fra cinque giorni contro la Slovenia. Facessimo sei punti ci posizioneremmo subito dietro la Svizzera. Però sarà dura, trattandosi di due squadre molto organizzate >>.
Proprio la Svizzera, contro di voi, aveva tra le sue fila cinque giocatori di origine albanese. Una scelta dei singoli giocatori o c’è anche una responsabilità della vostra Federazione?
<< Bella domanda. Il problema è che spesso questi giocatori hanno origine kosovara , non hanno passaporto albanese, vengono contattati in giovane età da altre federazioni ed una volta che sono convocati per altre Nazionali non possono più tornare indietro. E’ un peccato, io dico sempre che se l’Albania potesse contare su tutti i suoi giocatori sarebbe una delle migliori squadre d’Europa >>.
Quali sono i giocatori più rappresentativi sui quali ha costruito la squadra?
<< C’è una spinta dorsale composta da Ujkani, Mavraj, Cana e Bogdani. Gli ultimi due sono gli elementi più esperti sui quali faccio maggiore affidamento per trasmettere le miei idee al resto della squadra. Il mio principale problema è gestire un gruppo di giocatori che giocano nei campionati più diversi: Itan, Bulgaria, Turchia, Germania e molti altri >>.
Si è sentito un po’ trascurato dai media italiani in questi ultimi mesi?
<< Francamente no. Nel senso che sono contento di questa scarsa attenzione, era proprio quello che andavo cercando dopo tanti anni di stess. A me piace lavorare dove è possibile farlo con serenità e comunione di intenti con il management e l’ambiente circostante >>.
In Italia ha allenato diverse squadre. A quali è rimasto più legato?
<< Due su tutte. Il Modena ed il Torino. Con il Modena riuscimmo nell’impresa di passare in tre anni dalla C1 alla serie A, con una squadra composta da giocatori allora sconosciuti: Mauri Milanetto, Kamara e tanti altri. Mi ricordo ancora una partita persa contro la Juventus di Del Piero, per 1-0, ma letteralmente dominata nel primo tempo in cui avremmo potuto segnare due o tre gol con Sculli. Con il Torino è stato un amore tanto intenso quanto sofferto. L’emozione dello spareggio per la Seria A, davanti a 65.000 spettatori, ancora mi fa venire i brividi e per questo motivo ringrazierò sempre Cairo, manager eccezionale. Con lui, ho un ottimo rapporto >>.
Negativa. Invece l’esperienza di Udine.
<< Si. Diciamo che sono finito nel posto giusto al momento sbagliato. Subentrai a Pasquale Marino, ma i calciatori con la testa erano rimasti al modello di gioco e alla mentalità di chi li aveva guidati per due anni e mezzo. La società non ebbe tanta pazienza e decisero di richiamare Pasquale. Peccato. Eppure di Udine e della società ho comunque un ottimo ricordo >>.
Quali, invece, quelli della sua prima esperienza all’estero con il Levante?
<< La società non mantenne certe promesse e molti giocatori abbandonarono la squadra a causa del tracollo finanziario del club. Peccato perché la Liga è un campionato affascinante, però in quella situazione non si poteva proprio lavorare >>.
Qual è la favorita quest’anno del campionato Italiano?
<< Sicuramente la Juventus , squadra compatta, ricca di individualità che fa del ritmo e dell’organizzazione le sue armi vincenti. A volte sembra di vedere una formazione inglese. Anche il Napoli mi piace molto, mi ricorda le mie squadre per determinazione e rabbia agonistica. Poi le solite, Inter e Milan, anche se credo che per entrambe si tratterà di un anno di transizione. La Roma è un punto interrogativo , bisognerà vedere se i giocatori assimileranno fino in fondo gli schema e i metodi di allenamento di Zeman >>.
Tra i giovani allenatori italiani, quale apprezza maggiormente ?
<< Direi Vincenzo Montella. Non era facile confermare quanto di buono fatto vedere a Roma e a Catania. Lui ci sta riuscendo con un gioco agevole ed efficace >>.
Supponiamo che riesca a far qualificare l’Albania e che contestualmente riceva la chiamata di un grande club italiano. Quale delle due opportunità rifiuterebbe ?
<< Non potrei mai rinunciare di partecipare al Mondiale., sarebbe un ‘ impresa storica per l’intero Paese. Certo , una porticina aperta per una big, la terrei sempre, ma sarebbe condizione vincolante stare al centro del progetto. Altrimenti non si va da nessuna parte >>. Fonte: STEFANO BUTTAFUOCO