‘Tutto merito di Conte e Ventura’

La Juventus comanda la serie A, il Torino la serie B: insieme a un po’ di vento di Nord-Est (Udinese, Padova), l’aria che si respira in città è finalmente buona. Se ne accorgono in molti, tra i quali Gianni De Biasi che domenica sera era allo Stadium per commentare la partita con il Milan (e c’era anche all’esordio contro il Parma) e che conosce molto bene le vicende granata, di cui a suo tempo è stato protagonista. «Il segreto? L’ambiente creato dai due allenatori», dice. Conte, Ventura: in testa ci sono loro.

SIGNOR De Biasi, che Juve ha visto domenica sera?
«Carica, organizzata e con una struttura che non si era notata nelle altre partite. I bianconeri hanno il vantaggio di potersi focalizzare sul campionato, e solo su quello. Il Milan aveva già faticato mercoledì, quelli del Viktoria li avevano fatti correre. E in questo momento i giocatori di Allegri non hanno la condizione per correre abbastanza».

La debolezza del Milan può avere dunque falsato il successo della Juve?
«È difficile capire dove finiscono i demeriti di uno e cominciano i demeriti dell’altro. Domenica la differenza è stata lampante. Da una parte correvano con una voglia diversa, la Juve ha inseguito la vittoria, il Milan ha soltanto cercato di far passare il tempo».

Juve da scudetto: si può dire?
«Secondo me sì. Hanno una rosa ampia. E poi ci sono l’effetto stadio e l’effetto Conte».

Lei ha visto la vittoria con il Parma e poi quella con il Milan: come spiega l’evoluzione tattica?
«Mi preoccupava il fatto che Conte avesse una sola idea di calcio, invece ha dimostrato di essere equilibrato, intelligente e di sapersi adattare alle caratteristiche dei giocatori».

È il 4-1-4-1 il modulo su cui insistere?
«Con il Milan è stata la chiave giusta, ma non è una soluzione assoluta. La Juve deve essere più camaleontica, deve saper giocare anche con quattro attaccanti, o con tre punte centrali. Questa deve essere la bravura di Conte».

La Juve è entrata in area solo quando ha segnato Marchisio: è un difetto, secondo lei?
«Chi vince ha ragione, ma in effetti ci sarebbe stato bisogno di un Del Piero per sfruttare il lavoro di Vucinic. Detto questo, la Juve ha concluso in porta diciassette volte a una: non c’è stata partita, i bianconeri hanno approfittato della lentezza incredibile del Milan, che non accelerava mai».

Quali risorse può ancora sfruttare Conte?
«Credo in Giaccherini. Alla lunga porterà all’esclusione di Krasic».

Ci sono somiglianze tra la Juve e il Toro?
«Anche per i granata la garanzia è Ventura, che ha equilibrio, esperienza e l’autorità per potersi farsi comprare i giocatori che gli servivano. Dispiace per Guberti, ma sto scoprendo un gran giocatore: Stevanovic».

Intanto, Ventura ha ripulito l’ambiente.
«Al Toro hanno finalmente capito che non si può stare in guerra dal primo giorno. Ventura è un ottimo parafulmine».

Che analogie ci sono con Conte?
«Nella voglia di vincere, nell’idea di calcio. Ma come carattere sono completamente diversi, d’altronde Ventura è di un’altra epoca. A me piace, non dice mai banalità».

Sente la stessa aria del 2005?
«Era una bell’aria, mi fa piacere che sia tornata».

Il Toro è da promozione?
«Per me in A ci vanno Toro, Samp e Padova. Ventura è uno che fa la differenza, e la buona partenza ha svelenito l’ambiente. E se poi mancherà qualcosa, sono certo che con il mercato di gennaio arriverà».

Fonte: La Repubblica